Il pergamo della Chiesa di San Michele in Borgo di Pisa, tra passato e futuro
Nuova proposta di ricomposizione e ricollocazione
Nuova proposta di ricomposizione e ricollocazione
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Il pergamo è un’opera d’arte liturgica, pertanto, per formulare un’ipotesi di ricomposizione, devono essere recuperati e resi ben leggibili i criteri e i canoni che furono alla base della sua prima realizzazione, deve essere ricollocato nella posizione più idonea a permetterne l’utilizzo originario, e la disposizione di ogni sua parte deve seguire un particolare ordine, al fine di corrispondere il più possibile alle intenzioni dell’artefice e di chi commissionò l’opera.
Indicazioni preziose relativamente agli elementi che costituivano l’originaria struttura ci vengono fornite dalle relazioni di Rohault de Fleury e di Da Morrona, più volte citate. Il primo, descrivendo i due confessionali della chiesa di san Michele in Borgo, attribuisce al pergamo i seguenti pezzi:
due colonne rosse di Cisalpino, poste sui leoni stilofori
due leoni stilofori di marmo bianco
due colonne tortili diverse tagliate per incorniciare le arcate del confessionale
due mezze colonne scanalate verticalmente che forse costituivano una sola colonna
dieci timpani sopra le colonne che costituivano le arcate del pergamo
L’architetto francese non aveva riconosciuto la base esagonale del pergamo riutilizzata per l’acquasantiera, presente in chiesa a quella data, e aveva erroneamente attribuito al pergamo medievale la colonna scanalata di epoca successiva.
Le parti originali conservate oggi al Museo Nazionale di San Matteo di Pisa sono: cinque formelle marmoree, due leoni stilofori con preda, la base esagonale con telamoni seduti e piccole colonne agli spigoli, cinque archetti con coppie di profeti, il capitello della colonna centrale e alcuni elementi ancora oggi conservati nei depositi del Museo, come le due colonne provenienti dalla chiesa di Pariana delle quali è stata accertata l’appartenenza all’antico pergamo. Con un’indagine più approfondita all’interno dei depositi potrebbero in futuro essere rinvenuti altri elementi.
Dovranno invece essere riprodotti sulla base della documentazione pervenutaci, che ci fornisce una descrizione piuttosto precisa, anche se non completa: cinque colonne di diverse dimensioni e materiali (a fusto liscio le due rosse e le altre di marmo chiaro), realizzate in un unico blocco comprendente la base e il capitello, con pulvini a base quadrata, e sei capitelli da realizzarsi preferibilmente in stile composito, simile al solo pervenutoci, ma molto stilizzati; le cornici di raccordo tra il piano delle arcate e quello delle formelle e di coronamento del perimetro superiore della cassa; il leggio, collocato in corrispondenza del leone stiloforo di destra; il pavimento, costituito da travi di legno; la scala di accesso, unico elemento di cui non si conserva alcuna descrizione, dovrà essere preferibilmente a chiocciola, in legno o in metallo, con dieci scalini dall’alzata di 19 cm. Tutti gli elementi aggiunti dovranno avere le caratteristiche strutturali e stilistiche in modo tale che si riconoscano come integrazioni.
Nell’arte classica, la perfetta proporzione tra le varie parti di un’opera veniva ottenuta applicando il ‘canone’ nella scultura e il ‘modulo’ nell’architettura, quest’ultimo corrispondente alla misura del raggio o del diametro inferiore della colonna, presi come riferimento per rapportarvi l’altezza della colonna stessa, la distanza tra una colonna e l’altra, ecc. Per quanto riguarda il pergamo, applicando tali regole, anche se in maniera piuttosto elastica, si otterrebbero le seguenti misure:
misura media del diametro massimo delle colonne: 22 cm.
larghezza di 10 cm. tra una formella e l’altra: 10 cm.
altezza delle colonne, compresi i capitelli e le basi: 230 cm.
distanza tra le colonne: 130 cm.
altezza della parte superiore del pergamo: 110 cm.
Nel complesso il pergamo verrebbe ad avere un’altezza totale di 395 cm, un diametro di 230 cm.
Per quanto riguarda le formelle scolpite, l’Annunciazione costituisce la faccia frontale dell’esagono, a cui si contrappone il lato aperto privo di formella, utilizzato per l’accesso al pergamo; l’annuncio della venuta del Cristo deve infatti occupare una posizione centrale privilegiata. Secondo l’ordine delle storie evangeliche, in una lettura obbligata da sinistra a destra, seguiranno le formelle rappresentanti la Natività, l’Adorazione dei Magi, la Presentazione al Tempio, la Fuga in Egitto.
Sotto ogni formella saranno collocate le coppie di archetti con profeti.
Nell’attuale assetto dell’area presbiteriale della chiesa, i due leoni stilofori potrebbero costituire i sostegni delle due colonne che sorreggono la formella dell’Annunciazione, disposti parallelamente tra loro, con le teste lievemente divergenti. Una ricostruzione più fedele agli altri esemplari pervenuteci in composizione originale, o comunque di cui rimane documentazione certa, prevederebbe invece l’inserimento di una colonna con basamento semplice tra i due leoni stilofori. Soluzione che però, data l’attuale distribuzione degli spazi, risulta più difficile da realizzare.
Le due colonne tortili originali – provenienti dalla chiesa di Pariana – saranno disposte a seguire le colonne in porfido rosso sorrette dai leoni, mentre la colonna centrale – sormontata dal capitello e appoggiata sulla base esagonale, entrambi originali – potrà essere in marmo chiaro liscia, dato che non ci resta documentazione relativamente alle caratteristiche dell’originale: la colonna scanalata utilizzata nel reimpiego della base nell’acquasantiera non può essere considerata come appartenente all’antico pergamo, ma realizzata in epoca rinascimentale. Per quanto riguarda l’orientamento del pergamo e dei suoi vari elementi, la base telamonica esagonale dovrà essere inscritta nell’esagono della cassa.
Infine nella parte posteriore saranno collocate due colonne di marmo lisce di altezza minore rispetto alle altre poiché dotate di basamento piuttosto alto e poggianti sul primo scalino di accesso al piano del presbiterio, sopraelevato di circa venti centimetri.
Ogni colonna dovrà essere sormontata da un pulvino del capitello quadrato, tangente al cerchio inscritto nell’esagono del pergamo, secondo la disposizione delle altre opere analoghe della scuola di Nicola Pisano.
La chiesa di San Michele in Borgo si presenta oggi a pianta rettangolare, con una zona presbiterale sopraelevata piuttosto vasta che giunge fino a due pilastri, a differenza della situazione in epoca medievale in cui lo spazio era articolato in tre aree disposte su altrettanti livelli diversi, ossia l’aula dei fedeli, l’area del coro antistante l’altare e il presbiterio. In quest’ultima zona si collocava il pergamo, in stretta relazione con l’altare. Collocando il pergamo a ridosso o intorno a uno dei due pilastri si otterrebbe un collegamento diretto con l’area dell’altare, secondo la disposizione canonica degli amboni. Per quanto riguarda la collocazione rispetto all’altare, può essere accettabile un inserimento sia in ‘cornu evangelii’, ossia in prossimità del primo pilastro del presbiterio, alla sinistra dell’altare, sia a destra di quest’ultimo, secondo l’uso più comune. Nel bozzetto e nella collocazione virtuale è possibile apprezzare l’effetto di una tale proposta.
In conclusione, in base alla documentazione pervenutaci e agli elementi del pergamo che conserviamo – si veda la pagina dedicata alla visita virtuale della prima sala del Museo nazionale di San Matteo – è possibile tentare una ricostruzione il più fedele possibile alla struttura originaria, con l’inserimento di minime integrazioni, che dovranno essere ben riconoscibili (come parte dei capitelli e delle colonne, le cornici e gli elementi di raccordo tra le formelle). Nel caso sfortunato in cui non si potesse realizzare la ricomposizione e ricollocazione nella chiesa di San Michele in Borgo, sarebbe auspicabile, per una migliore lettura e comprensione di ogni sua parte, una nuova disposizione degli elementi, all’interno del Museo nazionale di san Matteo, su una struttura in metallo che restituisca la forma originaria del pergamo, come già è stato fatto per altri esemplari esposti nella sala.
La ricostruzione virtuale del pergamo, mediante simulazione con modello tridimensionale e rendering è stata curata dall’Architetto Sandro Bonannini.
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