Il pergamo della Chiesa di San Michele in Borgo di Pisa, tra passato e futuro

L’antico pergamo della Chiesa di San Michele in Borgo

L’antico pergamo della Chiesa di San Michele in Borgo

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Il pergamo, attribuito da prima a Fra Guglielmo, poi a Lupo di Francesco (Caleca, 1992), fu realizzato all’inizio del XIV secolo per la Chiesa di San Michele in Borgo a Pisa probabilmente in sostituzione di un precedente pergamo – attestato da più fonti almeno dal 1262, prima tra tutte le Historiarum Camaldulensium di Agostino Fortunio – e fu smembrato nel 1648 per rispondere alle mutate esigenze liturgiche introdotte dal rinnovamento interno cattolico culminante nel Concilio di Trento, volte a liberare le aree presbiterali da ogni tipo di struttura fissa particolarmente ‘ingombrante’, come quest’opera, che ostacolava una buona visione dell’altare da parte dell’assemblea dei fedeli. La lunga storia degli spostamenti dei suoi elementi nel corso dei secoli si conclude nel 1953 quando, in occasione dei lavori di ricostruzione della chiesa semidistrutta dai bombardamenti, i vari elementi del pergamo vengono ritirati dalla Soprintendenza ai Monumenti di Pisa e collocati nel Museo di San Matteo, dove tutt’ora si conservano.

Il ciclo iconografico delle cinque formelle presenti nel pergamo di San Michele (Annunciazione, Natività, Adorazione dei magi, Presentazione al Tempio e Fuga in Egitto) – in cui sono evidenti i forti richiami all’esempio di Giovanni Pisano per il Duomo di Pisa, seppur con una notevole semplificazione del disegno – si concentra sul tema dell’Annunciazione, tema particolarmente caro ai monaci camaldolesi, e quindi della Venuta di Gesù. Le scene rappresentate negli specchi, dalla forte espressività, mirano a rappresentare la dottrina cristiana della salvezza che si attua con la venuta e la resurrezione di Cristo, mediante un rapporto immagine-testo che suscita forte emozione e partecipazione nel fedele all’evento narrato dal pergamo.

 

Negli esempi trecenteschi realizzati dalla scuola dei Pisano, il percorso che conduce alla redenzione, alla salvezza, alla vita eterna, si presenta mediante un ciclo iconografico più complesso rispetto a quello di San Michele, che prevede anche le rappresentazioni della ‘Crocifissione’ e del ‘Giudizio finale’. Tali temi risentono fortemente della spiritualità duecentesca e specialmente della predicazione francescana, particolarmente presente nella città in questi anni. Nella galleria sono riportate le scene più rappresentative presenti sulle formelle dei pergami realizzati da Nicola e dal figlio Giovanni per Pisa, Siena e Pistoia (foto Alinari).

La coppia di leoni stilofori che prendono il sopravvento sul male fa da soglia al pergamo, svolgendo così la stessa funzione simbolica dei leoni nei protiri all’ingresso delle chiese.

Il leone, come figura del Cristo che trionfa sul Male, è già presente nella decorazione scultorea dei secoli XI e XII. Compare – a volte solo, più volte in lotta con uomini, animali, mostri – nei portali, come mensola ad archivolti, come basi delle colonne di pulpiti e protiri, nell’arredo interno come nei seggi vescovili.

La base esagonale che sosteneva il pilastro centrale, a differenza delle formelle, riproduce quasi alla lettera la base del pergamo di Nicola per il Battistero pisano, caratterizzato da figure allegoriche vissute prima di Cristo, riadattate in chiave cristiana. Nella base di San Michele viene introdotto un monaco, intento a leggere, evidente riferimento al contesto monastico in cui era inserito.

Il leggio, che a tutt’oggi risulta perduto, è un elemento essenziale all’interno dell’ambone per la sua funzione materiale e simbolica. Fatta eccezione per gli amboni realizzati prima dell’XI secolo, il leggio fu sempre presente e inserito nel programma simbolico della struttura. Molto probabilmente quello del nostro ambone doveva avere forma d’aquila, simbolo dell’evangelista Giovanni, come tutti gli altri esemplari conosciuti.

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