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Il pergamo della Chiesa di San Michele in Borgo di Pisa, tra passato e futuro
Il pergamo della Chiesa di San Michele in Borgo di Pisa, tra passato e futuro
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Questo lavoro, frutto di una lunga indagine condotta essenzialmente con l’ausilio delle fonti documentarie, è iniziato ormai diversi anni fa. Già dalla metà del secolo scorso molti erano coloro che si interessavano a questa opera smembrata e dai più si auspicava la sua ricomposizione e ricollocazione nella sede originaria. Le maggiori difficoltà sorsero nel momento in cui prese avvio l’indagine sugli elementi erratici che nel corso dei secoli avevano avuto vicende diverse e di molti di essi non si conosceva più l’esatto destino. Negli stessi anni altre persone, anche se con modalità e finalità diverse, avevano preso in considerazione questo tema, come Miria Fanucci Lovitch che, all’interno della sua pubblicazione Artisti attivi a Pisa fra XIII e XVII secolo – sorta di repertorio delle fonti archivistiche relative agli artisti attivi a Pisa fra Trecento e Seicento, edita nel 1995 all’interno della Biblioteca del “Bollettino Storico Pisano” – inseriva informazioni importanti sulle maestranze che avevano lavorato allo smantellamento del pergamo. Nello stesso periodo, in occasione della giornata di studio sui pulpiti romanici toscani, svoltasi a Firenze nel giugno del 1996, Antonio Milone presentava il risultato della sua indagine sulle vicende subite dai pergami medievali toscani in epoca moderna. Tra gli altri, citava anche il nostro come esempio emblematico di smembramento e anch’egli auspicava una sua ricomposizione. Il Prof. Antonio Fascetti, docente di Storia dell’Arte che da tempo si interessava alla ricomposizione del pergamo, avendo rintracciato diversi elementi e realizzato graficamente una sua proposta di riassemblaggio, stimolò il proseguimento della ricerca.
Sempre negli anni ’90 Elisa Carrara realizzava una prima indagine sul pergamo – oggetto di una tesina assegnata dall’allora professore di Museologia del Dipartimento di Storia delle Arti di Pisa, Mario Bucci – allo scopo di fornire una proposta di ricomposizione e ricollocazione nella chiesa di San Michele. Data la finalità del lavoro e il poco tempo in cui doveva essere realizzato, lo studio si concentrò essenzialmente sugli aspetti più pratico-tecnici di una tale operazione, basando la piccola introduzione storica essenzialmente su materiale bibliografico. Questa ricerca, molto probabilmente inserita in quel fermento culturale che da anni si agitava intorno alla valorizzazione delle opere d’arte sacra, aveva il mero scopo di esercitazione didattica e si dimostrava quindi incompleta. Lavorando dal 1996 presso l’Archivio Arcivescovile di Pisa, prima come riordinatrice poi come addetta alla sala di studio, è stato facile per lei entrare in contatto con le fonti documentarie e soprattutto con gli studiosi, come Mario Noferi, che già da anni ne stavano usufruendo. Da questo incontro è scaturito il volume pubblicato nel 2006 per la Felici Editori di Pisa, relativo alla storia del pergamo e alla proposta di ricomposizione e ricollocazione.
Il percorso che oggi presentiamo nasce quindi dopo anni di ulteriori approfondimenti storico-artistici, ricerche archivistiche, riflessioni sulle modalità di ricomposizione e ricollocazione del pergamo nella sua sede originaria, che hanno permesso di raccogliere un più ampio e diversificato materiale. La visita virtuale della sala del Museo, dove attualmente si trovano riuniti gran parte degli elementi del pergamo smembrato nel 1648, rende evidente l’inadeguatezza dei criteri espositivi e particolarmente urgente la necessità di restituire a questo elemento liturgico, prima ancora che manufatto storico-artistico, la sua dignità e funzione originaria. Con le riforme introdotte nel secolo scorso dal Concilio Vaticano II, la Parola ha riacquistato la sua centralità all’interno della celebrazione e al pergamo (o ambone), dal quale essa viene proclamata, viene restituito tutto il suo valore funzionale e simbolico. Un qualsiasi elemento dell’edificio ecclesiastico, se osservato fuori dal momento liturgico, ossia isolato dal suo contesto, lo si apprezza solo come opera d’arte, perdendo così molte delle sue valenze.
Alla luce di tali considerazioni nasce la proposta di ricomposizione, nella piena consapevolezza delle potenzialità estetico-artistico e funzionali insite nell’antico pergamo: tali elementi possono essere compresi appieno solo se la struttura torna nel suo contesto originario, ossia all’interno dello ‘spazio liturgico’. Speriamo quindi di poter pronunciare un giorno le parole usate dal Cardinale Pietro Maffi, Arcivescovo di Pisa, in occasione dell’inaugurazione del pergamo di Giovanni Pisano nel Duomo di Pisa, “l’opera sua torna, ch’era dipartita!”.
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