I Padri della Chiesa nella Diocesi di Caltagirone

Sant’Ambrogio

Sant’Ambrogio

Nonostante la compagine territoriale della Diocesi di Caltagirone si trovi al di fuori dell’ambito di influenza devozionale di Sant’Ambrogio, il Vescovo di Milano, venne raffigurato tra 1740 e 1760 nella basilica di Santa Margherita a Licodia Eubea. Sant’Ambrogio, venne rappresentato secondo uno schema iconografico tipico, che lo vuole intento nella trascrizione sopra un rilevante volume, mentre con la mano sinistra sostiene un flagello simbolo del vigore con cui contrastò le eresie.

Insieme al Padre della Chiesa e Dottore con decretale Gloriosus Deus, di Bonifacio VIII del 1298, vennero raffigurati gli altri padri: Sant’Agostino, San Girolamo e San Gregorio Magno, collocati singolarmente nei quattro pennacchi che sorreggono le soprastanti partiture architettoniche, formando un apparato decorativo pittorico di grande valore simbolico.

Sembra che l’inserimento dei quattro Padri nel luogo più sacro ed elevato della chiesa non sia motivato da intenti strettamente devozionali: apparentemente non sembrano esistere particolari legami in merito.

I quattro Padri sono presenti in quanto detentori dell’autorità, su cui sono basate le argomentazioni che hanno permesso di costruire le fondamenta della Chiesa nei primi secoli della propria vita; i Padri simbolicamente sono posti nelle partiture architettoniche portanti che sorreggono l’edificio e la soprastante calotta; quattro autorità indiscusse, quattro custodi dell’ortodossia, quattro cardini tutelari di verità e fede; un tema iconografico di valore non devozionale ma autoritativo.

Nella chiesa di Santa Margherita a Licodia Eubea i quattro Padri della Chiesa vennero dipinti su tele collocate nei pennacchi all’incrocio tra navata principale e transetto; una soluzione che farebbe ipotizzare un tentativo di fornire una omogeneità ad un edificio rimasto privo di porzioni significative, un completamento posteriore alla chiusura del cantiere di costruzione della chiesa, che in effetti si presenta priva di alcune componenti architettoniche di cui si evince la predisposizione planimetrica come il presbiterio e la cupola.

La presentazione in forma monumentale dei singoli Padri come gruppo nei pennacchi di sostegno delle cupole, era già presente in alcuni edifici piuttosto celebri come il battistero di S. Marco a Venezia; anche lo spazio quadripartito della crociera gotica della basilica superiore di S. Francesco ad Assisi, si dimostrò ideale per accogliere tali figure.

La chiesa del Gesù a Roma, che rappresentò un archetipo di riferimento per tutti gli edifici che si costruivano nel XVII sec. e che dovevano rispettare le indicazioni del Concilio di Trento, presenta pennacchi decorati con i dipinti dei Padri della Chiesa; indicazioni e suggerimenti in merito, si diffondevano in quegli anni con i trattati, che numerosi vennero pubblicati per codificare le volontà tridentine.

Allo stesso principio di autorità si ispirano altre opere come la pisside argentea che raffigura i Padri e Dottori della Chiesa, custodita nel Museo Diocesano di Caltagirone e proveniente dalla Parrocchia di San Francesco di Paola in Caltagirone. La sacra suppellettile realizzata nel 1609, sembra seguire puntualmente le indicazioni morfologiche fornite da San Carlo Borromeo nel celebre trattato Instructionum fabricae et suppellectilis ecclesiasticae, edito nel 1577.

Uguali intenti di rappresentazione si ritrovano anche nell’altare dei Padri e Dottori della Chiesa custodito nella  Basilica di San Giorgio a Caltagirone, in cui i quattro Padri della chiesa vennero rappresentati nel secondo gradino dell’altare maggiore, all’interno di clipei in marmo bianco, in forte contrasto con la scenografia architettonica dell’altare, realizzata in marmi grigi.

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