Homo Viator. Una mappa artistica e spirituale per il Giubileo
Il cammino come condivisione
Il cammino come condivisione
Avvisi a stampa
La serie documentaria Avvisi a stampa è una raccolta di documentazione a stampa (sec. XVI – XX), prodotta non solo da enti ecclesiastici, ma anche da istituzioni civili. Contiene soprattutto circolari e avvisi di formato extra (A3 o anche più grandi) riguardanti eventi di natura religiosa o civile che comunque hanno rivestito interesse per la Diocesi di Brescia. La consistenza complessiva della serie è di 19 cartelle.
Avviso vescovile che comunica l’avvenuta indizione del Giubileo ordinario da parte del papa Benedetto XIII per l’anno 1725 con la bolla Redemptor et Dominus Noster.
In questo avviso il vescovo di Brescia, Fortunato Morosini (1723-1727), trasmette cinque “salutevoli avvertimenti” per vivere il Giubileo: fare il “divoto pellegrinaggio” verso “l’Alma Città”, ottenere l’indulgenza plenaria con “perdono delle gravissime colpe” e “remissione totale di ogni pena”. Nell’esortazione finale del documento ricorda di non tralasciare la visita alla “Santa Casa di Loreto”.
Nel 1825 papa Leone XII proclama il Giubileo e lo proroga con una bolla apposita anche per l’anno successivo, dal 29 giugno al 28 dicembre 2026.
Il Giubileo precedente del 1800 non era stato celebrato a causa delle guerre napoleoniche (per lo stesso motivo non verrà celebrato neppure il giubileo del 1850) e quindi, anche per questo motivo, ci fu l’estensione del Giubileo del 1825.
Il vescovo Nava per informare di questa estensione scriverà una prima lettera pastorale al clero il 29 aprile 1826, seguita da altre due lettere pastorali al clero e a popolo, invitando ad approfittare del ‘grande tesoro che apriva la chiesa’. Nella seconda lettera pastorale il vescovo scrive: “La porta santa è spalancata. Venite tutti, grida il Leone di Giuda, peccatori e giusti, venite anche voi nemici e disertori, apostati e persecutori”.
Questo avviso a stampa si inserisce in tale contesto: per “dare un ordine alle processioni per le sacri visite in città, ne pubblicò la distribuzione, dal 2 luglio agli 8 di dicembre, assegnando ad ogni parrocchia o luogo pio, oratorio, collegio, istituto scolastico i giorni e l’ora delle visite” come riferisce il biografo del vescovo Nava, Gaetano Scandella. Per ottenere l’indulgenza giubilare erano necessarie tre visite e le chiese elette per le processioni, da fare secondo questo ordine, erano: la Cattedrale, S. Faustino Maggiore, Santa Maria delle Grazie, S. Afra.
(Si veda: Gaetano Scandella, Vita di Gabrio Maria Nava, Vescovo di Brescia, Brescia, 1857, p. 391, pp. 375-399).
Giovanni Stefano Rossi, Per te scende il cielo, 2025, gesso e vernice
“La vita è un viaggio che non puoi affrontare senza qualcuno che ti dia una mano.”
Per te scende il cielo, opera realizzata per il Giubileo del 2025, è costituita da due elementi scultorei distinti ma narrativamente legati: il calco in gesso di una mano e un altorilievo che ritrae due angeli. Una composizione scultorea che manifesta la relazione tra la dimensione umana e quella spirituale.
Il calco ritrae la mano del padre dell’artista ed è segno di un legame inscindibile e protettivo. La mano paterna è da intendere come un gesto che, nonostante abbia un forma terrena e naturalmente umana, è l’incarnazione del cielo stesso. Essa è bianca e si confonde con la parete, sottolineando come la sua presenza possa essere a volte invisibile.
In parallelo, l’altorilievo degli angeli rappresenta la dimensione celeste che accompagna il cammino di ogni uomo e sottolinea, quindi, un’idea di spiritualità che non è lontana, ma si rende vicina e tangibile.
Questa composizione in gesso vuole testimoniare che, sebbene ogni individuo sia chiamato ad affrontare il proprio cammino, non esiste percorso che sia veramente solitario. Le due presenze scultoree suggeriscono che c’è sempre Qualcuno o qualcosa che ci accompagna, anche se non lo vediamo, anche se non c’è più. Esiste un Cielo che scende per noi, pronto a rivolgerci il suo sguardo e a tenderci la mano.
Scultore bresciano, San Giacomo di Compostela, scultura, inizio XVIII secolo, legno intagliato e dipinto, h 150 cm
La scultura, di origine ignota, era stata oggetto di venerazione negli ultimi due secoli come raffigurazione di san Giuseppe, riconoscendolo per le caratteristiche cromatiche delle vesti. Una tunica azzurra accompagnata da un manto marrone, uniti a capelli e barba di colore grigio, e per la probabile presenza nella mano sinistra di un bastone o di una verga ornata.
Già un’osservazione preliminare lasciava intuire una significativa ridipintura dell’opera, ipotesi poi confermata dalle analisi stratigrafiche che hanno rivelato tre distinte fasi di intervento. La prima, piuttosto invasiva e risalente con ogni probabilità a circa un secolo dopo la realizzazione della scultura, comportò l’eliminazione di una bisaccia – o forse di una zucca adibita a borraccia – appesa al fianco destro del santo, insieme a una prima alterazione della cromia delle vesti, con un conseguente cambiamento della sua iconografia.
Il restauro ha recuperato la più raffinata cromia originaria, la quale raffigura un santo più giovane, dai capelli bruni, vestito con una tunica dorata e ornato da un ampio mantello d’oro sfumato in azzurro sulle spalle. Tale mutazione nella tonalità dei capelli e negli abiti, unitamente alla scoperta di un attributo rimosso dal fianco destro, suggerisce che il soggetto rappresentato possa essere identificato, in maniera più plausibile, con san Giacomo, ritratto nella veste del pellegrino con bisaccia e bastone da viaggio.
San Giacomo il Maggiore è venerato come patrono dei pellegrini per via della tradizione che lo vuole evangelizzatore della Spagna e per il fervente culto sviluppatosi attorno alla sua tomba, custodita a Santiago de Compostela, divenuta nei secoli una delle principali mete di pellegrinaggio cristiano. Secondo la leggenda, dopo il suo martirio a Gerusalemme, le sue spoglie furono trasportate in Galizia, dove furono riscoperte nel IX secolo. Da allora, Santiago de Compostela divenne una delle principali mete di pellegrinaggio cristiano, dando origine al celebre Cammino. L’iconografia tradizionale lo rappresenta infatti con attributi del pellegrino, come la conchiglia e il bastone, rafforzando il suo legame con i viaggiatori in cerca di fede e spiritualità.
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