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Galeazzo Florimonte: il vescovo del Galateo
Galeazzo Florimonte: il vescovo del Galateo
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Ad oltre quattrocento anni dalla morte del vescovo Galeazzo Florimonte, la figura di quest’illustre prelato sessano, oggetto di specifici e particolareggiati studi negli ultimi anni, viene proposta ad un pubblico più vasto con l’intento di farne conoscere la freschezza.
Il percorso tende ad evidenziare il contributo del Florimonte al Concilio di Trento con interventi puntuali contro la piaga della simonia, a favore della residenza dei vescovi, del divieto del cumulo dei benefici, del rifiuto della doppia giustificazione. Pietre miliari che segnarono il Rinascimento fino ai Concili vaticani. È stato il primo a volgarizzare le omelie dei Padri della Chiesa per offrire ai pastori d’anime un valido strumento spirituale e formativo. Prima nella Diocesi di Aquino e poi in quella di Sessa Aurunca, le novità del Concilio furono declinate in documenti e scelte pastorali coraggiose. Dai rapporti con i tanti illustri personaggi dell’epoca, dalla lettura del suo epistolario è possibile cogliere i tratti culturali, sociali ed ecclesiali di un deciso riformatore. Un elemento qualificante è il Galateo scritto da Mons. Della Casa su ispirazione del Florimonte. Fu proprio quest’ultimo, nel frequentare varie corti europee ad annotare usi e gesti poco eleganti: atteggiamenti definiti dallo stesso “inetie”. In un testo, il libro delle initie, raccolse il materiale consegnandolo poi all’amico Della Casa con la raccomandazione di scrivere un trattato sulle buone maniere per educare le giovani generazioni alla corretta e sana vita sociale.
Così pure la sua formazione aristotelica contribuì ad accelerare il processo di disciplinamento proprio del post concilio. Un astro significativo in un’epoca da riscoprire.
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