Il patrimonio degli Istituti culturali ecclesiastici viterbesi e l’evangelizzazione della Tuscia
Archivio e Biblioteca della Provincia Romana dei Frati Minori Conventuali – Viterbo
Archivio e Biblioteca della Provincia Romana dei Frati Minori Conventuali – Viterbo
La Biblioteca provinciale ha la sua sede nel convento di S. Francesco in Viterbo, di proprietà della Provincia Romana dei Frati Minori Conventuali. La Biblioteca, suddivisa in Fondo antico e Fondo moderno e il cui patrimonio complessivo conta circa 25.000 unità bibliografiche, è ricca di testi filosofici, volumi e periodici di teologia pre e post conciliare, di storia delle varie religioni e di simbolismo religioso, di testi sulle congregazioni femminili e ordini maschili, di storia locale, ma soprattutto e principalmente di volumi e testi sul francescanesimo, che costituisce lo specifico della Biblioteca. Attraverso l’Opac SBN gli utenti possono accedere al catalogo della Biblioteca; la catalogazione informatizzata del Fondo antico è stata completata a suo tempo con il programma Isis-Teca e si sta provvedendo al suo riversamento in SBN mentre il Fondo moderno è in fase di realizzazione direttamente in SBN. Ultimamente la Biblioteca è stata arricchita anche con il trasferimento del fondo librario appartenente al Centro di studi bonaventuriani di Bagnoregio.
L’Archivio provinciale per lunghi secoli ha avuto la sua collocazione presso il convento di S. Giacomo in Roma, che è stata la sede storica e legale della Provincia (Lungotevere Farnesina n. 12), fondata da s. Francesco d’Assisi (1182-1226) e documentata già nel primo capitolo dell’Ordine francescano del 1221. Nel 2014, per disposizione del ministro provinciale p. Vittorio Trani è stato trasferito presso il convento di S. Francesco in Viterbo per una più moderna fruizione da parte di storici e ricercatori.
Il patrimonio archivistico e librario
L’Archivio storico della Provincia Romana dell’Ordine dei frati minori conventuali si articola in due sezioni: il Fondo della Provincia e i Fondi dei conventi. Il Fondo della Provincia è costituito complessivamente da circa 624 unità archivistiche tra faldoni, registri, fascicoli, cartelle, volumi, per un arco cronologico compreso tra il 1616 ed il 1999.
La documentazione è costituita prevalentemente da documenti ufficiali dell’Ordine e della Provincia, capitoli e notiziari provinciali, atti e circolari dei ministri provinciali, definitori, legati, registri di amministrazione, carteggio, istrumenti, ecc.
La documentazione degli archivi conventuali è costituita dai versamenti e depositi dei conventi chiusi e di quelli ancora attivi per un arco cronologico compreso tra il 1481 ed il 2003: sono presenti i fondi archivistici di circa 77 conventi appartenenti alla Provincia Romana dell’Ordine dei frati minori conventuali. La documentazione è composta prevalentemente da legati, necrologi, capitoli conventuali, cronache, inventari, catasti, registri di amministrazione, ecc. Complessivamente risultano essere conservate circa 1420 unità archivistiche tra faldoni, registri, fascicoli, cartelle e volumi. Sono presenti anche fondi musicali e fondi personali di alcuni frati.
Attraverso la documentazione conservata si possono studiare le vicende della Provincia Romana dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, delle relative Custodie, dei conventi, delle chiese e dei singoli religiosi. Inoltre, possono essere condotte ricerche sulla storia del territorio e sulle relazioni che sono intercorse tra i religiosi e le comunità in cui questi operarono, sulle confraternite e aggregazioni religiose, sulle molteplici forme di devozione, sviluppate nel corso dei secoli, sugli aspetti architettonici e artistici degli edifici religiosi, perfino sulla storia delle lapidi che sono sempre presenti e numerose nelle chiese francescane.
La sede dell’Istituto: il Convento e la chiesa di S. Francesco
Il convento di S. Francesco venne costruito nel 1236 per volere del papa Gregorio IX, che lo volle in previsione di utilizzarlo anche come Palazzo papale: in seguito vi dimoreranno 32 pontefici. S. Bonaventura da Bagnoregio, Ministro Generale dell’Ordine, cardinale e Dottore serafico vi dimorò lungamente. Qui nacque il Collegio di san Bonaventura, la prima università teologica dell’Ordine, poi trasferito a Roma. Con la Legge delle guarentigie (13 maggio 1871) il grandioso complesso conventuale e la chiesa vennero incamerati dallo Stato d’Italia: la prestigiosa biblioteca e l’archivio vennero saccheggiati, codici e pergamene di immenso valore trafugati, venduti o bruciati. Le sale papali e i prestigiosi locali prima destinati al Fondo per il culto, poi al Demanio, vennero destinati alle Forze Armate, che li utilizzarono inizialmente come Distretto militare e ancora ad oggi come Caserma Bazzicchelli. Nel 1886 la chiesa venne riaperta al culto e i francescani conventuali per poterla officiare dovettero ricostruirsi un piccolo convento sul lato sinistro della chiesa, nell’attuale parcheggio. Vi rimasero fino alla sua distruzione avvenuta nel bombardamento del 1944. Negli anni 1954 e seguenti con grandi sacrifici ricomperarono dallo Stato italiano il loro antico terreno, prospicente la città, e ricostruirono dalle fondamenta l’attuale convento a ridosso dell’antico, e qui vi ricostituirono la biblioteca e l’archivio, con acquisti, lasciti, donazioni, trasferimenti di codici e fondi antichi e moderni, provenienti anche da altri conventi del Lazio.
La chiesa e il convento di S. Francesco alla Rocca erano stati eretti sulle rovine del castello di Sonsa, su un’area già appartenente alla chiesa collegiata di S. Angelo. Dopo il bombardamento del 1944 la chiesa, in dieci anni di lavoro, è stata riportata al suo aspetto originario mentre all’interno sono stati tolti altari, volta, stucchi e marmi del periodo barocco restituendo la chiesa al suo aspetto originario dell’epoca medievale. Le pareti sono nude e lo stile della chiesa è un gotico francescano con alcuni elementi cistercensi. Vi sono sepolti due papi (Clemente IV e Adriano V) e diversi cardinali e, prima del bombardamento, il pavimento della chiesa era riempito di lapidi di sepolture di nobili famiglie viterbesi. Di grande effetto le vetrate e le superstiti pitture del XV° secolo mentre la “Pietà” di Sebastiano del Piombo che era sull’Altare Botonti ora è conservata nel Museo civico di Viterbo.
Patrimonio storico artistico
Dopo il trasferimento dell’originale al Museo civico nella chiesa è rimasta una copia del dipinto di Sebastiano del Piombo, eseguito tra il 1515 e 1516 e raffigurante la deposizione di Gesù dalla croce. Integralmente ricostruito è il portale dell’ingresso principale della basilica e preziose le tombe dei cardinali tra i quali figura quella del cardinale Vicedominio dei Vicedomini, chiamato il Papa di un giorno perché morto lo stesso giorno della sua elezione.
La tomba del papa Clemente IV è opera di Pietro Oderisio è rappresenta un tabernacolo di marmo bianco che lascia vedere il sarcofago con i suoi resti. Originariamente si trovava in S. Maria in Gradi ma dopo l’indemaniazione la tomba fu trasferita in S. Francesco che era allora destinata a diventare come museo cittadino. E’ collocata ora a sinistra dell’altare maggiore
La tomba di Adriano V è un ogivale con forme cosmatesche con un padiglione a tetto spiovente, retto da quattro colonne, semisferiche quelle al muro e a chiocciola, tempestate di mosaico, quelle davanti. Al centro la statua dormiente del pontefice coperto il capo dal triregno.
Storia dell’Ordine dei frati minori conventuali
L’Ordine dei frati minori conventuali fu fondato da s. Francesco alla Porziuncola di Assisi tra il 1208 e il 1209: egli aveva ascoltato il Vangelo della povertà che lo indusse a costituire la nuova istituzione. Insieme ai suoi primi undici compagni e con la scrittura della sua “vitae forma et regula”, Francesco si recò a Roma e il nuovo ordine venne approvato oralmente da Innocenzo III tra il 1209 ed il 1210 e definitivamente da Onorio III con la bolla Solet annuere del 29 novembre 1223.
I Frati Minori Conventuali seguono la regola di s. Francesco del 1223: si tratta di una revisione della precedente regola del 1221 che, essendo troppo lunga e non redatta in forma di regola, venne ben presto abbandonata.
Nel 1274, con la morte del Ministro Generale s. Bonaventura, nell’Ordine andò sempre più aumentando la distinzione fra la posizione dei “frati della comunità” o conventuales (che privilegiano le presenze delle comunità nelle città per la predicazione del vangelo e il servizio ai poveri) e quella degli “zelanti” o “spirituali”, dapprima, e più tardi degli observantes (che professavano ideali di povertà assoluta e sottolineavano la dimensione eremitica e ascetica del francescanesimo).
All’inizio del XVI secolo, Papa Leone X, preso atto dell’’impossibilità di far convivere sotto una stessa regola ed un medesimo governo gli Osservanti ed i Conventuali, riconobbe ai primi, con la bolla Ite vos del 29 maggio 1517, piena autonomia e indipendenza; gli altri andarono a costituire l’Ordine dei Frati Minori Conventuali, sotto la guida di un maestro generale.
Dopo il 1517 furono redatte varie costituzioni che, con caratteri di maggiore o minore mitezza o austerità, interpretarono le varie norme della regola francescana: quelle Venete del 1546, quelle Assisane del 1549, quelle Piane del 1565, le Urbane del 1628 fino a giungere a quelle attualmente in vigore del 2018.
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