Le trasformazioni dell’Ottocento
Serbare la memoria
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Tra gli affreschi e le pale d’altare, 21 lapidi fanno capolino dalle pareti della Cattedrale: diverse per dimensioni, epoca di realizzazione e materiali, raccontano un altro capitolo della storia dell’edificio, quello della presenza di monumenti sepolcrali e commemorativi legati a individui e famiglie che hanno rivestito un ruolo di primo piano nelle vicende cittadine.
Non a tutti infatti era permesso di scegliere la chiesa più importante della città come luogo di sepoltura, ma soltanto a personaggi considerati meritevoli di tale onore. Da documenti conservati presso l’Archivio Storico Comunale di Casale, per esempio, si rileva la presenza di una serie di sepolture sotto il pavimento dell’atrio, in gran parte destinate ai canonici della Cattedrale, che vennero smantellate nel 1776 quando proprio quel pavimento venne rifatto.
Oggi però tutte le lapidi rimaste sono collocate sulle pareti, il che dimostra come questi oggetti siano stati spostati nel corso del tempo, in particolare in occasione dei restauri ottocenteschi che hanno visto il rifacimento di tutta la pavimentazione della Cattedrale.
Anche se non siamo in grado di sapere dove si trovassero tutte originariamente, abbiamo notizia dell’antica collocazione di alcune da un elenco datato 23 gennaio 1764 che contiene la menzione delle lapidi che si trovavano nell’antica cappella di Sant’Evasio e che “si devono rimuovere per la costruzione da farsi della nuova cappella”. Di queste, alcune oggi si trovano nelle immediate vicinanze della loro precedente collocazione, altre nella cappella della Maddalena (dove se ne contano ben nove) e una risulta dispersa.
Altro caso singolare è quello di una piccola lapide in pietra bianca, oggi collocata subito sotto e quasi nascosta dalla mole del monumento sepolcrale di Bernardino Tibaldeschi, primo vescovo di Casale. Dedicata alla memoria di Giovanni Giacomo Squarcia (o Sguarcia) e datata 1564, la lastra che oggi appare di poca importanza faceva in realtà parte di un vero e proprio monumento “con la clausura di marmo” collocato accanto a una colonna su cui si trovava un ornamento di pietra bianca e nera, descritto nelle visite pastorali di fine ‘500 e oggi scomparso.
Sono fortunatamente sopravvissuti ai rimaneggiamenti altri due monumenti funebri di pregio: quello appena citato del vescovo Tibaldeschi e quello – attribuito a Matteo Sanmicheli – di Bernardino Gambera, personaggio di spicco di una famiglia della nobiltà locale.
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