Dalla fondazione del Duomo all’erezione a Cattedrale
Atrio, matronei e sottotetti
Atrio, matronei e sottotetti
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Le particolarità costruttive e decorative rendono il Duomo di Sant’Evasio un unicum nel panorama dell’architettura religiosa medievale italiana ed europea. Le tracce di questo antico passato sono oggi ritracciabili solo in parte, ma risultano particolarmente evidenti in alcune strutture architettoniche presenti nei sottotetti e nell’atrio. Il grande campanile, disassato rispetto alla pianta dell’edificio, è considerato l’elemento più antico del complesso giunto sino a noi e databile (almeno per quanto riguarda la parte inferiore caratterizzata da archetti ciechi sormontati da una cornice “a denti di sega”) tra il 1090 e il 1140.
Precede il corpo basilicale un imponente atrio dalla complessa struttura architettonica che stupisce per la sua ardita e potente impostazione, che non ha eguali nel romanico europeo. La pianta rettangolare ha lo spazio scandito dalla presenza di una tribuna di controfacciata e da due matronei sui lati brevi aperti da finestre riccamente decorate, e coperto da nove volte di vario tipo (dalle botti alle crociere costolonate) impostate su due soli pilastri, uno cruciforme e l’altro quadrilobato, originanti quattro immensi arconi traversi che si incrociano suggellando l’unità del complesso e guidando lo sguardo dalla terra al cielo e viceversa. Questo luogo di grande fascino rappresenta, insieme al percorso archeologico nei sottotetti, lo spazio che contiene il maggior numero di testimonianze di arte e architettura romanica evidenti nelle volte a crociera sorrette da grandi archi in pietra bianca e in mattone rosso che creano un effetto cromatico tipico degli edifici di quel periodo e nei capitelli scolpiti raffiguranti elementi animali e vegetali impiegati in chiave simbolica. Destinato alla devozione, al passaggio e alla vita pubblica, l’atrio si trova citato per la prima volta nel 1242 in un atto di erezione di una cappellania che venne rogato proprio in questo spazio nel quale furono ospitati anche numerosi altari e diverse sepolture almeno fino alla fine del Settecento. Monsignor Scipione Pascale nella sua visita pastorale del 1615 testimonia sulla facciata di separazione tra l’atrio e la chiesa la presenza di molte pitture raffiguranti santi, delle quali rimane oggi solo un debole lacerto che rappresenta la Madonna con il Bambino.
Grazie ai restauri effettuati tra il 1997 e il 2000 è stato, inoltre, possibile recuperare importanti testimonianze artistiche e architettoniche di epoca medievale che il restauro della seconda metà dell’Ottocento aveva occultato sotto un pesante strato di intonaco. Sulla facciata che divide l’atrio dalla chiesa sono emersi al di sotto della parete di tamponatura ottocentesca, pregevoli brani scultorei: tra i quali risulta di particolare importanza il frammento di finestra circolare (rosone) decorato con un motivo a tralcio e il sovrastante fregio scultoreo con animali, mostri e protomi umane databili alla metà del XII secolo. Tale ambiente, per volere del vescovo Monsignor Germano Zaccheo, è stato trasformato mediante l’inserimento di sculture contemporanee, nel battistero della Cattedrale.
Anche il percorso archeologico nei sottotetti (parte del percorso di visita del Museo del Duomo) conserva importanti tracce dell’antico passato del Duomo e si snoda sul lato sud dell’edificio. Tale ambiente permette di conoscere in elevato l’aspetto della chiesa medievale che nel tempo non ha subito significative trasformazioni planimetriche mantenendo la suddivisione a cinque navate. Gli interventi di maggior rilievo, infatti, riguardarono l’altezza delle coperture e la costruzione (probabilmente nel corso del XV-XVI secolo) delle volte in muratura che sostituirono la copertura a capanna in legno e cotto. Molte testimonianze sulla struttura antica sono ancora oggi visibili al di sotto del tetto nello spazio che va dall’abside al transetto e nella zona dell’atrio, mentre la costruzione delle citate volte sulle navate non permette più la lettura delle murature antiche.
Giunto nei sottotetti il visitatore può ammirare la cornice ad archetti pensili, sorretti da peducci scolpiti, che abbelliva la parte superiore della parete esterna della navata centrale un tempo sormontata da alta cornice modanata scolpita su cui poggiava il grande coppo posto a base della copertura. All’incrocio del transetto si innesta su una base quadrangolare il tiburio che si innalza per tre registri ottagonali. Lungo il percorso si possono, inoltre, ammirare diversi elementi scultorei ed architettonici reimpiegati nel corso delle trasformazioni della Cattedrale, ma che sono datati dagli studiosi al XII secolo e attribuiti alle stesse maestranze che operano nell’atrio. Questo fatto permette di sostenere con buon grado di certezza l’unicità dell’intero complesso, già in origine composto da un atrio e da un’aula basilicale.
Conosciuto solo tramite le fonti è, invece, il chiostro che i canonici realizzarono grazie all’aiuto dell’imperatore Federico Barbarossa. Già citato a partire dal 1161, fu demolito nel 1808 e oggi è testimoniato solo dai resti di muratura apparecchiata a “spina di pesce” visibili sulla facciata del Vescovado.
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