ASSISTENZA

Santa Maria Crocifissa di Rosa

Santa Maria Crocifissa di Rosa

Figlia di una delle famiglie più agiate e in vista della Brescia di inizio Ottocento, suor Maria Crocifissa, al secolo Paola Francesca Maria Di Rosa, aveva tuttavia scelto di condividere la vita di coloro che hanno bisogno di tutto, mettendo a frutto le peculiarità di un temperamento che la portava ad essere da un verso una pragmatica promotrice di opere, grazie ad una comprensione intelligente e concreta della realtà sociale, dall’altro una infaticabile e premurosa curatrice di anime.

Nata a Brescia nel 1813, dopo la perdita della madre a soli 11 anni, Paola viene inviata a completare la propria educazione presso il Monastero di Santa Croce, com’era consuetudine per le ragazze del suo ceto sociale. Le monache della Visitazione, a cui era affidato l’educandato, la introdussero alla spiritualità di san Francesco di Sales, che si rivelerà decisiva per la sua esperienza di Dio. In particolare, la colpivano l’invito costante alla carità, alla dolcezza e alla mansuetudine nonché la definizione del Calvario quale “il monte degli amanti”. Andava così consolidandosi in lei l’immagine del Cristo crocifisso, del suo sacrificio, insieme al desiderio di salire su quel monte.

Rientrata in casa a 17 anni, Paola si rivela preziosa collaboratrice del padre nell’amministrazione delle proprietà e delle attività imprenditoriali della famiglia, considerando però sempre prioritaria la cura, anche morale e spirituale, dei suoi dipendenti. Il carisma che contraddistingue Paola nell’attività assistenziale si rivelerà appieno in occasione della grave epidemia di colera che colpirà la città nel 1836 per poi esprimersi in ambiti anche molto diversi da quello sanitario. Nel 1839, realizzando un’intuizione del suo padre spirituale e del fratello Filippo, fonda a Brescia (per poi replicarla a Mantova nel 1853) una scuola per l’insegnamento ai bambini sordomuti, allora condannati ad un penoso isolamento sociale; assiste le giovani in difficoltà, occupandosi di dar loro, oltre al conforto morale e spirituale, un’istruzione scolastica ed un lavoro.

Ma ciò a cui si sente chiamata con sempre maggiore insistenza è la cura del malato e nel 1840 dà vita ad una Pia Unione di laiche, soprannominate “le spedaliere”, che prestavano servizio come infermiere nell’ospedale cittadino. L’associazione andrà acquisendo sempre più la fisionomia di una congregazione religiosa la cui regola verrà approvata da papa Pio IX nel 1851 e di cui Paola diverrà la prima superiora, col nome religioso di Maria Crocifissa. Nascevano così le Ancelle della Carità, destinate a scrivere pagine importanti nella storia dell’assistenza e della cura a Brescia, per poi valicare i confini nazionali.

A lungo provata da quella che i mistici chiamano “la notte oscura dell’anima”, con la sua testimonianza di vita Paola insegnava alle sue suore che nell’accostarsi al malato non andava considerata solo la creatura bensì la persona stessa del Signore Gesù.

Minata nella salute, già cagionevole, dalle fatiche dell’intenso apostolato in cui si era spesa, morirà a Brescia a soli 42 anni il 15 dicembre del 1855, sussurrando “la grazia è fatta”. Nel 1954 Pio XII la proclamerà santa.

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