Diocesi di Sessa Aurunca: Basiliche e Santuari, un cammino millenario
Il Santuario diocesano di Cellole “Maria Santissima di Costantinopoli, madre dei sofferenti” protettrice dei malati oncologici
Il Santuario diocesano di Cellole “Maria Santissima di Costantinopoli, madre dei sofferenti” protettrice dei malati oncologici
Il Santuario
La chiesa di San Marco è il monumento cristiano più significativo di Cellole. Le sue fondamenta e il suo impianto architettonico originario risalgono verosimilmente al periodo compreso tra il IV e il VII secolo. A seguito delle disposizioni emanate dal Concilio di Trento, essendo la chiesa di San Marco la più antica del casale attorno alla quale si sviluppò il primo centro abitato fu dichiarata parrocchia e l’unica sino al 1610 anno in cui Mons. Fausto Rebalio, vescovo di Sessa, venuto a conoscenza della sua impraticabilità ne soppresse il titolo parrocchiale. L’accesso all’area sulla quale è edificata la chiesa avveniva attraverso un piccolo viottolo di terra battuta. Sul lato sinistro della chiesa, si eleva un piccolo campanile. La base, con i suoi muri leggermente spioventi verso il basso, presenta una struttura molto solida, fatta di grossi blocchi di pietra, perfettamente squadrati, destinati a sorreggere il peso del resto del campanile. All’interno della struttura rettangolare della chiesetta, all’inizio degli anni Settanta in seguito ad alcuni scavi, sono venute alla luce le antiche mura dell’edificio e parte delle fondamenta con tracce di affreschi che coprono il periodo che va tra il VI e l’VIII secolo, e altre tracce tra l’VIII e l’XI secolo. Nel catino absidale ancora si intravede una fascia di affresco ornamentale. Al di sopra sono stati riscontrati piccole porzioni di affreschi che costituivano l’intera pittura absidale. Proprio accanto al catino absidale è stata riscontrata la presenza di un grifone dipinto . I motivi geometrici ornamentali, nella chiesa di S. Marco, chiaramente visibili sulla parete destra e nel catino absidale, risalgono per stile, forma, e colori a quella scuola pittorica bizantineggiante che affrescò molte chiese rupestri dell’area aurunca. I lavori di restauro compiuti nel 2003 hanno portato alla luce anche alcune testimonianze archeologiche tra cui un bucranio ed un sarcofago di epoca romana oltre ad affreschi con motivi ornamentali floreali con figure zoomorfe sulla sommità dell’abside.
Il culto mariano prodigato alla Madonna di Costantinopoli
Nel corso della storia religiosa che ha interessato la chiesa di San Marco fa da sfondo un evento miracoloso, che seppur in parte privo di riscontri documentali resta saldamente ancorato alla memoria. La tradizione ricorda che durante le incursioni francesi del 1799, presso la chiesetta vi fu un evento straordinario. I soldati francesi avanzavano per tutto il Regno napoletano e giunti nei pressi della chiesa i cavalli si fermarono improvvisamente, quasi come immobilizzati suscitando lo stupore dei presenti. La notizia si sparse e gli abitanti di Cellole accorsero subito sul posto incuriositi e sbigottiti attribuirono lo strano avvenimento alla presenza della effigie della Vergine di Costantinopoli. Il comandante delle truppe napoleoniche allora decise di rispettare la pietà popolare risparmiando il piccolo casale dal saccheggio ordinato per rappresaglia dal comandante della Piazza di Sessa. L’evento potrebbe comunque trovare qualche legame con i fatti storici connessi alle vicende che interessarono l’area aurunca nel 1799. La solennità della Madonna di Costantinopoli è la più antica festività religiosa mariana. Come da tradizione fino al secolo scorso si eseguiva una particolare rappresentazione sacra, molto scenografica, quella del “volo degli angeli”, ovvero l’impetrazione a Maria, che era invocata da due bambine sospese nell’aria che venivano innalzate per mezzo di una “carrucola” di legno collocata sull’antico campanile nella piazza principale del paese adiacente la chiesa di S. Lucia, vestite d’azzurro l’una, l’altra di rosa. Le due fanciulle scelte tra il popolo cambiavano di anno in anno ed il loro compito era quello di rappresentare alla Madonna, sospese tra cielo e terra, le suppliche dei fedeli. Ma l’elemento più interessante era dato dalla presenza di una terza figura rappresentativa dell’angelo “cattivo” che personificava il male ma grazie alle continue suppliche alla Vergine questi veniva sconfitto, e ritirandosi lasciava nell’aria una folta nube di fumo. Questi elementi scenografici adattati alla tradizione del paese sono attinti dall’antica iconografia della Madonna di Costantinopoli, nella quale gli angeli erano rappresentati nell’atto di spegnere le fiamme che avvolgono la città. In occasione della festa patronale il 24 maggio 2015 il Vescovo di diocesano, Mons. Orazio Francesco Piazza ha eretto in santuario diocesano l’antica chiesetta di San Marco, attribuendole il titolo di “Maria Santissima di Costantinopoli, madre dei sofferenti” protettrice dei malati oncologici.
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