Diocesi di Sessa Aurunca: Basiliche e Santuari, un cammino millenario

Il Santuario della Madonna Libera in Carano

Il Santuario della Madonna Libera in Carano

Il Santuario

La chiesa fu costruita tra il 1649 e il 1656, anno in cui venne consacrata da Ulisse Gherardini della Rosa, vescovo della diocesi di Sessa Aurunca. Attualmente si presenta con una sola navata, ai cui lati sono cinque cappelle tre nel lato destro e due nel lato sinistro. Sulla cantoria della controfacciata è collocato l’organo del XVIII secolo, che precedentemente si trovava nella chiesa di Sant’Agostino in Sessa Aurunca sino al 1818. Nella zona presbiteriale vi è l’altare maggiore con alle spalle il trono della Madonna dell’affresco, che ha dato origine al culto mariano a Carano.

Di notevole interesse sono le cappelle con altari in marmo policromo, statue e dipinti di scuola napoletana. Una descrizione più attenta merita l’affresco raffigurante la “Madonna della Libera”, ritornato ad essere completamente visibile dopo la rimozione delle lamine d’argento nel 1972. Queste ricoprivano l’intera immagine tranne la zona del volto e delle mani. Il dipinto parietale dopo il restauro ha messo in luce il colorito roseo del volto della Vergine Orante. Nella attuale sala adibito alle confessioni è conservata la statua lignea della Madonna della Libera, scolpita nel secolo XVII da Giacomo Colombo. Questa, a seguito dei lavori di restauro del 1994, è nuovamente visibile “nella vivacità e nel contrasto cromatico del manto azzurro con il rosso della veste” riproponendo uno sguardo ieratico e mistico nello stesso tempo della Vergine (Orante), dimostrando la libertà dello scultore da impacci compositivi. Questo ha dato dado prova di ardite ricerche di movimento nelle pieghe delle vesti e nel manto stellato.

 

Genesi del culto della Madonna della Libera

L’origine del culto della Madonna della Libera è molto antico facendolo risalire, secondo alcuni, alla lotta iconoclastica, che Leone III Isaurico mise in atto. Secondo la letteratura popolare, per evitare che l’immagine fosse distrutta la nascosero nella grotta in cui fu ritrovata. Il ritrovamento avvenne ad opera di una pastorella che, recatasi a pascolare le capre, fu gratificata dalla Vergine. Secondo tradizione, la pastorella, passando per il luogo, oggi chiamato “Valle dei Santi”, sentì nelle vicinanze una melodia di suoni, per cui, incuriosita andò a spiare da dove provenisse. Si accorse che i suoni provenivano da una grotta nascosta tra i cespugli di una macchia di piccoli alberi, penetrando tra i quali, si avvicinò alla grotta, dove vide l’immagine di Maria sempre Vergine, tutta splendente di luce.

La tradizione vuole che la pastorella fosse sordomuta e che riacquistasse l’udito e la parola in seguito all’apparizione. I Caranesi, venuti a conoscenza del miracolo, si rimboccarono le maniche e, con grande entusiasmo, si diedero a costruire la chiesa, che la Madonna aveva richiesto. Il blocco di tufo, su cui è dipinto l’affresco, fu posto sulla parete, in alto, dietro l’altare maggiore, affinché, fosse ben visibile. Il trasporto dell’Immagine avvenne con molta probabilità il giorno 11 febbraio, lo stesso giorno dell’apparizione. Dal 1711 si spostò il giorno della festa alla prima domenica di maggio per favorire la partecipazione.

La Seconda guerra mondiale aveva portato distruzione e morte. Come la storia insegna, le sciagure fanno riflettere, affratellano, spazzano via l’arroganza e si cerca rifugio e conforto nella fede. Anche Carano provò sulla sua pelle le conseguenze dei bombardamenti e le violenze delle truppe di occupazione. Fu al temine del conflitto che, spinti dalla ricerca della pace, i Caranesi concepirono il progetto di donare una corona d’oro alla Madonna. Nacque un comitato di cittadini volenterosi per essere autorizzati a portare a termine il progetto. Il cinque febbraio del 1954 fu accolta la richiesta e subito dopo il comitato organizzatore commissionò la corona all’orafo napoletano comm. Renato Ventrella.

 

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