Val Sesia
Vincenzo – Varallo
Vincenzo – Varallo
I resti di questo sconosciuto membro della comunità cristiana di Roma, cui venne dato il nome di Vincenzo, pervennero a Varallo nella primavera del 1614 e furono concessi alla chiesa parrocchiale di San Gaudenzio, per volere del vescovo Bascapè. Per contenerli venne utilizzato un sarcofago simile a quello conservato al Sacro Monte e destinato ad accogliere i corpisanti di Marco e Marcello.
Con la costruzione della nuova collegiata a partire dal 1712, in sostituzione di quella precedente d’impianto romanico, il grande sarcofago trovò collocazione nello scurolo, realizzato come cripta al di sotto del presbiterio, dove le reliquie rimasero, quasi dimenticate, fino agli anni quaranta del novecento. In quel periodo, per opera dell’allora prevosto Don Bertolino, si procedette ad una ristrutturazione dell’ambiente che era stato trasformato in un ripostiglio; con la sistemazione dell’altare si rivennero le reliquie di Vincenzo ed il 24 agosto del 1945 si compì la ricognizione.
Le ossa, ridotte in frammenti a motivo del tempo e dell’umidita dell’ambiente, vennero racchiuse in un sacchetto di seta bianca, sigillato con lo stemma vescovile ed inserito in una cassetta di zinco, sistemata all’interno di una statua raffigurante il santo giacente, opera di Giovanni Vogliano, insegnante della scuola Barolo di Varallo. Nel 1946, per sottrarla all’umidità dello scurolo, venne collocata in un’urna e trasferita sotto la mensa dell’altare della cappella di Sant’Orso.
In seguito all’indebita rimozione dell’altare, negli anni settanta, il corposanto fu nuovamente spostato e ritirato in un locale della chiesa dove è rimasto fino al 2000. In quell’anno la statua, ormai in pessime condizioni, è stata ripulita e smontata, mentre la cassetta che vi era contenuta, dopo ulteriore ricognizione, venne ritirata nella mensa marmorea dell’altare dedicato all’Angelo Custode.
Nel maggio del 2024, realizzata la ricomposizione del manichino che raffigura Vincenzo, sistemato sotto alla mensa dell’ altare nella cappella di Sant’Orso, la cassetta con le reliquie è tornata ad essere collocata all’interno della scultura.
Dalla ricognizione effettuata si è potuto constatare, come già nel 1945, l’assoluta frammentarietà delle ossa da cui, attraverso un’operazione di setacciamento, sono stati separati i frammenti di tufo del loculo catacombale, i denti, e alcune perline che facevano forse parte di un bracciale.
Dai documenti esistenti presso l’archivio parrocchiale o da altre fonti, come calendari e stampa locale, non risulta che sia mai stata celebrata una festa vera e propria in onore del corposanto; il ricordo del presunto martire era abbinato a quello della Madonna Addolorata, cui era dedicata la cripta, la terza domenica di settembre.
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