Val Sesia
Ventura – Cervarolo di Varallo Sesia
Ventura – Cervarolo di Varallo Sesia
Da documenti dell’archivio parrocchiale di Cervarolo, oggi frazione di Varallo, risulta che le reliquie di Ventura, provenienti dalla catacomba di Calepodio, riconosciute da monsignor Vittrizio, vennero donate nell’agosto del 1647 a Tommaso Candido, che lo trasmise al padre Pietro Paolo da Milano predicatore Cappuccino.
Questi, a sua volta, donò la reliquia a don Antonio Stringa, parroco di Cervarolo, dopo il canonico riconoscimento avvenuto il 21 maggio 1661 presso la Curia di Novara. Le ossa del creduto martire vennero ufficialmente deposte nella chiesa parrocchiale del paese il 1° luglio seguente e sono tutt’ora conservate sotto la mensa dell’altare dell’Immacolata. A differenza di quasi tutti gli altri corpisanti presenti nella zona della Valsesia, quello di Ventura, benché passato dalle mani di Cappuccini, non venne mai assemblato secondo la figura di un corpo umano, ma lasciato nell’urna di legno realizzata nel seicento.
Non esistono riproduzioni del santo, a meno che Ventura non debba essere identificato con il milite romano rappresentato su di una tela appesa alla parete sinistra del presbiterio della chiesa. L’opera venne commissionata dai membri della Confraternita del Santissimo Sacramento, che comprendeva anche cervarolesi emigrati a Roma. Il dubbio sull’identità del personaggio effigiato è legato al fatto che il santo con una mano tiene la palma del martirio, con l’altra una mazza ferrata, solitamente attributo di San Defendente. In sacrestia c’è un altro quadro che rappresenta un soldato a mezzobusto, che potrebbe essere identificato con Ventura.
Il culto nei confronti di Ventura fu molto sentito a Cervarolo, di cui è considerato ufficialmente compatrono, la sua ricorrenza annuale venne stabilita all’ultima domenica di luglio, mentre attualmente la celebrazione è organizzata in una domenica dello stesso mese.
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