Val Sesia

Silvano – Romagnano

Silvano – Romagnano

Di tutte le reliquie romane che, nel corso dei secoli, giunsero nel territorio della diocesi di Novara, quelle del martire Silvano (detto anche Silano) sono le prime, se si deve dar credito alla millenaria tradizione che le vorrebbe trasferite, in pieno medioevo, a Romagnano Sesia, antico borgo di origini romane alle porte della Valsesia, presso la chiesa abbaziale di Santa Croce.

Secondo una tradizione, il monastero benedettino sarebbe stato fondato, nei primi anni dell’XI secolo, dal conte Bosone della famiglia Arduinica, fratello di Guido, da cui si originò la famiglia dei Marchesi di Romagnano. La prima attestazione della presenza di reliquie del martire Silvano in loco risale al 1040, quando un atto di donazione, che Odolrico figlio di Guido, dunque nipote di Bosone e sua moglie Julita compiono in favore della fondazione monastica, viene redatto nel monastero di San Silvano dove è conservato il corpo dello stesso santo.

La tradizione attribuisce allo stesso Bosone la traslazione della reliquia da Roma, per nobilitare e qualificare la fondazione monastica. Non esistono purtroppo documenti che provino questa ipotesi, verosimile se collocata all’interno dell’importanza che le reliquie avevano nella mentalità medievale.

Il santo venerato a Romagnano è ritenuto uno dei sette figli di Santa Felicita, le cui vicende sono conosciute attraverso diverse fonti documentarie: una passio oggetto di numerosi studi, le indicazioni di vari martirologi e alcuni passi di omelie di Pietro Crisologo e di Gregorio Magno.

Stando alla storiografia locale Bosone fece giungere il corpo di Silvano non dall’Urbe ma bensì da Benevento, dove sarebbe stato portato dal re longobardo Desiderio. Durante tutto il medioevo e fino alla fine del Seicento non venne mai meno la memoria della presenza del corpo del martire all’interno dell’edificio che, si credeva riposasse sotto l’altare maggiore. Nel 1770, con il rifacimento della sua struttura, rimossa l’antica mensa, venne alla luce un grande sarcofago, aperto solo il 3 gennaio 1771 alla presenza del vescovo Bertone, ritrovandovi all’interno una cassa lignea contenente un cranio e molte ossa integre, con altre in frammenti, che furono riconosciuti come appartenenti al santo patrono.

Le riscoperte reliquie di Silvano vennero inserite in un’urna che, dopo circa un secolo, venne sostituita da un’altra, realizzata dallo scultore varallese Longhetti, all’interno della quale le ossa del santo sono state ricomposte in una figura di cera, opera del prevosto di Intra don Guglielmetti.

In quell’occasione s’iniziò a pensare alla realizzazione di uno scurolo che consentisse un’adeguata sistemazione alle spoglie di San Silvano. Il progetto, eseguito dall’architetto Crippa di Genova, fu condotto a termine ed inaugurato solamente nel 1925 e costituisce pertanto l’ultimo esempio di tali tipologie costruttive che ebbero vasta eco nell’ambito territoriale della diocesi di Novara.

Silvano venne considerato il patrono del borgo di Romagnano Sesia, annualmente festeggiato il 10 luglio. Dal tardo Settecento, in seguito al recupero delle ossa, venne introdotto l’uso dei solenni trasporti a scadenza periodica, prima centenaria poi giubilare: nel 1772 in occasione della prima sistemazione delle reliquie, nel 1871 a cento anni, nel 1921 festa cinquantenaria, nel 1925 per la realizzazione del nuovo scurolo e da allora ogni venticinque anni: nel 1950, nel 1975 e nel 2000.

La presenza delle reliquie di San Silvano ha dato origine ad una discreta produzione iconografica che lo riguarda: l’esempio più pregevole è senz’altro costituito dal polittico, oggi smembrato, detto del Santissimo Sacramento, opera dipinta da Gaudenzio Ferrari intorno al 1525. Prezioso è il bassorilievo in rame argentato e dorato, realizzato già nel 1771, come paliotto per l’altare maggiore. L’unica raffigurazione che si ispira alla vicenda di Felicita è una statua che ritrae il santo nelle sembianze di un fanciullo accanto alla madre che lo invita a volgere lo sguardo in alto. In età adolescenziale è invece riprodotto sul lato di uno stendardo processionale di fattura ottocentesca.

Your browser doesn't currently support this component
Please , update your browser

Sezioni del sito

Selezione lingua

  • Italiano
  • English
  • Deutsch
  • Français
  • Español