Val Sesia
Gioconda – Rimella
Gioconda – Rimella
Santa Gioconda è il riferimento devozionale più importante della comunità di Rimella, paese dell’alta Valsesia di cultura walser. Le sue ossa furono destinate alla località valsesiana tramite il rimellese Giuseppe Antonio Molino, concesse su interessamento del vescovo di Pesaro Giuseppe Maria Luini, citato nei documenti in qualità di predicatore apostolico. Esse giunsero da Roma a Novara entro la classica cassetta di legno, accuratamente sigillata, in cui erano state poste al momento dell’estrazione dal cimitero di Ciriaca. Nella sede diocesana, compiuti i debiti riconoscimenti, vennero portate presso la cappella del convento dei Cappuccini, per una più consona sistemazione.
Un problema che si dovette affrontare fu quello di provvedere alla realizzazione di un’urna che contenesse le ossa di Gioconda: una spesa non indifferente per le casse della parrocchia, non così ricche in seguito ai lavori da poco conclusi per la costruzione della nuova chiesa. Grazie alla generosità di Michele Tesseri, rimellese emigrato a Novara, fu possibile acquistare l’urna che, il 29 aprile 1789, era stata utilizzata per il solenne trasporto delle reliquie di Sant’Agabio, secondo vescovo della città, in occasione del rifacimento dell’altare lui dedicato nella cattedrale. Dopo una paziente ricomposizione dello scheletro, da parte del padre cappuccino Illuminato da Novara, coadiuvato dal medico chirurgo Giuseppe Bignotti, le spoglie di Santa Gioconda erano pronte per intraprendere il viaggio alla volta di Rimella, dove giunsero nel giugno dell’anno seguente 1790.
Per l’arrivo della presunta martire venne predisposto un apparato di celebrazioni che durarono tre giorni, dal 27 al 29 giugno, con la partecipazione di tutti i sacerdoti della valle, di una rappresentanza del capitolo canonicale della cattedrale, dei musici della basilica di San Gaudenzio e di alcuni predicatori di fama, tra i quali emerge la figura di padre Filippo Reale, nativo del posto, che tenne l’orazione ufficiale a conclusione dei festeggiamenti.
Il culto nei confronti di Gioconda fu da subito molto vivo, in particolare tra i rimellesi che per motivi di lavoro emigravano altrove, specialmente a Novara e Vigevano; costoro, che si affidavano alla sua protezione, costituirono un’associazione chiamata il Consorzio di Santa Gioconda, con lo scopo di promuoverne il culto, il cui statuto ebbe approvazione diocesana il 22 marzo 1902. Di questa associazione è ancora custodito lo stendardo, sul quale la santa è raffigurata nelle vesti di una nobile romana con la palma, ricordo del suo presunto martirio e giglio simbolo della verginità.
Il 1° settembre 1842 venne aperta l’urna per procedere alla pulizia dei vestiti con cui le ossa erano state ricoperte, ma soltanto nel 1903 si portò il cranio a Milano per farlo ricoprire di cera, ad opera dello scultore Colombo. L’altare di San Rocco, già decorato dal pittore Lorenzo Peracino di Cellio, dove fu collocata l’urna coi resti di Gioconda, venne interamente rinnovato nel 1860 con le offerte del consorzio e mutò la dedicazione assumendo il nome della martire.
L’ampolla, che si riteneva conservasse il suo sangue, venne posta in venerazione presso l’oratorio della Visitazione della frazione Roncaccio Superiore, località d’origine di Giuseppe Antonio Molino, donatore delle preziose reliquie. Ogni anno, nella quarta domenica di agosto, nel piccolo villaggio arroccato sulla montagna si svolgeva una particolare festa, detta del Sangue di Santa Gioconda.
La tradizione ed il folclore popolari si sono impadroniti ben presto della figura di Santa Gioconda, riguardo alla quale sorsero alcuni racconti leggendari modellati sui più ricorrenti topoi agiografici relativi alla traslazione di reliquie. Si racconta, circa l’arrivo del corposanto, che il carro su cui viaggiava, giunto al ponte detto delle Due Acque, prese per errore la strada di Fobello: i cavalli, dopo breve tragitto, si fermarono e nulla pareva smuoverli. Gli accompagnatori allora presero l’urna sulle spalle ma improvvisamente essa divenne così pesante da non poter proseguire; imboccata la strada per Rimella, i cavalli proseguirono speditamente ed il carico tornò al suo peso naturale. Una variante dello stesso racconto vuole che una frana, caduta sulla strada per Fobello, avesse costretto il corteo a deviare per Rimella, giunto alla chiesa del paese nessuno più riuscì a smuovere il carro. L’evento fu interpretato dai rimellesi come desiderio della santa di rimanere tra loro, con rassegnazione dei vicini fobellesi.
La festa in onore di Gioconda è celebrata ogni anno nel mese di agosto ma la manifestazione di culto più caratteristica ha luogo ogni dieci anni. In tale occasione l’urna viene esposta alla venerazione dei fedeli e portata in processione nelle varie frazioni che formano il comune di Rimella, ogni volta percorrendo un itinerario diverso.
L’ultimo trasporto è avvenuto nell’agosto del 2022: molte persone hanno partecipato alla processione, durante la quale una quarantina di uomini si sono alternati nel trasporto dell’urna. Il percorso, lungo il quale sono stati realizzati archi pazientemente decorati con luci e fiori, era illuminato da centinaia di fiaccole e rischiarato dai tradizionali falò accesi sui vicini alpeggi. Le reliquie, dopo essere state vegliate per tutta la notte e visitate dai fedeli il giorno successivo, sono state riportate processionalmente nella chiesa parrocchiale e riposte, dopo alcuni giorni, nella loro sede abituale. Si è trattato di un autentico momento di fede, vissuto nel solco di una tradizione che, sa resistere allo scorrere del tempo e alla secolarizzazione dell’odierna società.
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