Val Sesia

Felice – Varallo

Felice – Varallo

Felice è il nome proprio di un ragazzo che, al momento della sua morte, venne deposto dal padre Zosimo in un loculo del cimitero di Ciriaca, presso l’agro Verano da cui le sue spoglie vennero esumate il 26 gennaio 1843. Tutte queste notizie sono contenute nel documento di autentica, che riporta la trascrizione dell’iscrizione posta sulla chiusura del sepolcro –  ZOSIMUS FELICI FILIO – poi riprodotta su una targhetta posta nell’urna che conserva il corposanto nella Collegiata di San Gaudenzio a Varallo Sesia.

Dopo il suo recupero dalla catacomba la reliquia fu affidata a don Paolo Durio e tramite lui giunse a Varallo. Purtroppo, per la mancanza di documenti risulta molto difficile stabilire l’anno preciso in cui San Felice arrivò in Valsesia: nel 1845, data riportata sull’autentica e da cui si calcolò il cinquantesimo celebrato nel 1905, o forse, ma meno probabilmente, nel 1861, data indicata su una stampa che lo riproduce e quando, il 1° dicembre, venne formalmente costituita la Società di San Felice martire. Lo scopo di questo sodalizio, organizzato con un proprio presidente e un consiglio, era quello di provvedere alla formazione dei ragazzi della parrocchia suddivisi in quattro categorie, secondo età e stato, e provvedere inoltre ad organizzare la festa annuale in onore del santo.

Come indicato sulla stampa, disegnata da un certo J. Heinemann e stampata a Torino presso la litografia dei fratelli Doyen, il corposanto venne riposto nell’altare della cappella della Madonna del Rosario il 29 settembre 1861, inserito in un’urna di legno intagliata dallo scultore Giovanni Longhetti. Qui rimase, venerato dai varallesi, fino al 1990; successivamente, in seguito alla discutibile demolizione dello stesso altare, esso venne portato nello scurolo e l’urna che lo conteneva fu predisposta per fungere da mensa dell’altare maggiore. Nel 2001, la mensa che era stata tolta venne opportunamente sistemata ed il corpo di Felice, composto nell’urna che già aveva contenuto quello di Vincenzo presso la cappella di Sant’Orso, riportato nella sua originaria collocazione.

Le ossa di Felice sono state inserite in un tipico manichino di cera, come consuetudine del momento. La realizzazione di questo manufatto avvenne già prima del suo trasporto a Varallo; infatti, nonostante il testo dell’autentica riporti che le ossa furono sistemate in una cassetta di legno poi sigillata, una nota, aggiunta con diversa scrittura, ricorda la loro sistemazione in una figura di cera rivestita con una veste di seta decorata ed indica luogo e tempo di tale operazione Romae die 15 9mbry 1845. Nei documenti relativi al corposanto di Eugenia venerato a Ferrera, assemblato in forma anatomica da Matilde Scevola, si specifica che lei era figlia di chi realizzò il manichino di San Felice.

Come già accennato, nell’agosto del 1905, si svolsero particolari festeggiamenti in onore del giovane martire, descritti dalle cronache dell’epoca, con processione dell’urna per le vie del borgo varallese.  In onore del santo, fino agli anni sessanta del secolo scorso, era celebrata anche una festa annuale, che vedeva radunarsi la comunità nell’ultima domenica di settembre. La venerazione per San Felice – anche chiamato Felicino – era un tempo molto sentita, specialmente quale protettore dei bambini, come testimoniano gli ex voto che, fino a qualche anno fa, erano presenti nell’urna.

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