Ovest Ticino
Clemente – Trecate
Clemente – Trecate
Il corposanto di Clemente, estratto anonimo dalla catacomba di Calepodio, giunse a Trecate nel dicembre del 1758, dono del marchese Giorgio Antonio Clerici che, dal 1734, era divenuto signore del popoloso borgo novarese. Le cronache raccontano dell’arrivo del corposanto di Clemente nell’abitazione del marchese, nel bel mezzo della notte del 18 dicembre 1758 e da qui trasferito in chiesa dove, due giorni prima di Natale, venne celebrata una solenne eucaristia in ringraziamento.
Nella primavera successiva la comunità si mosse per realizzare una apposita cappella che potesse accogliere più degnamente le reliquie. L’opera, forse su progetto dell’architetto Francesco Croce di Milano, sorse con il concorso della manodopera e dei contributi dell’intera popolazione di Trecate. L’ambiente realizzato è uno dei più bei esempi di scuroli che vi siano sul territorio diocesano. Per la sua decorazione venne chiamato il pittore Lorenzo Peracino che, coadiuvato dal figlio Giovanni Battista, eseguì i dipinti della cupola e dei pennacchi che la sostengono.
Il corposanto di Clemente è deposto in un’urna lignea, impreziosita da decorazioni in argento, che venne realizzata anch’essa su disegno di Peracino, come testimonia un’incisione del 1765. Vi venne collocato nel 1766, dopo che il padre cappuccino Giuseppe Piantanida da Novara lo ricompose anatomicamente Gli abiti che ricoprivano questa composizione settecentesca sono attualmente esposti in una vetrina nello scurolo; infatti, le ossa di Clemente sono oggi inserite in un manichino in legno che è stato realizzato dallo scultore Luigi Teruggi. Questa nuova sistemazione rende visibile, oltre al teschio, non ricoperto da maschera, anche alcune ossa delle braccia e delle gambe.
Nel 1782 l’urna venne portata in processione per le vie della cittadina, nell’ultima domenica di ottobre. Fu questo il primo dei trasporti con cui i trecatesi hanno voluto rendere omaggio al santo; gli altri si svolsero nel 1891; nel 1947, con particolare fervore per la conclusione del secondo conflitto mondiale; nel 1977, nel 1992 e nel 2008 per commemorare il duecentocinquantesimo anniversario dell’arrivo delle reliquie.
Una leggenda popolare attribuisce all’intercessione di San Clemente la salvezza del borgo durante la Seconda Guerra di Indipendenza, nel 1859. Una mattina le truppe austriache, dopo aver guadato il fiume Ticino, stavano per raggiungere Trecate; giunti al limitare del paese, i cavalli della fanteria che apriva l’esercito si arrestarono improvvisamente e, piegando le ginocchia, diedero segno di non voler più proseguire. Il comandante, stupito dell’accaduto, chiese ad una donna che stava fuggendo quale fosse il santo che proteggeva il paese; sentito che lì riposava il corpo di San Clemente, si tolse un anello che portava al dito intimando a lei di donarlo al patrono. Il generale ordinò di cambiare strada, i cavalli si alzarono e così la popolazione tornò alle proprie case, gioendo per lo scampato pericolo.
Oltre che nell’affresco che ne riproduce la gloria, sulla volta dello scurolo, Clemente è raffigurato in una scultura bronzea ai lati dell’altare inferiore della cappella, simmetrica a quella di Cassiano, e nel pennacchio frontale destro sotto la cupola della chiesa. L’ultima immagine del santo realizzata, dal pennello di don Alessandro Cosotti, è visibile su uno dei pannelli che decorano un altare mobile per celebrazioni.
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