Dei Laghi
Massimino – Pallanza
Massimino – Pallanza
Nella geografia santorale del vescovo Bascapè, la zona del Verbano è rappresentata dalla presenza delle reliquie di Massimino donate alla parrocchiale di San Leonardo di Pallanza ed ivi collocate nella seconda domenica di luglio del 1615. La data è riportata sul fronte dell’urna in pietra, sistemata sotto la mensa dell’altare maggiore della collegiata, in cui i resti del martire sono tutt’ora custoditi.
La scelta di sistemare le reliquie in questo modo era prassi comune al tempo del venerabile vescovo e, a differenza di quanto avvenuto in tutti gli altri casi di ossa giunte da Roma tramite Giovanni Battista Cavagna, a Pallanza esse non vennero mai spostate. I resti di Massimino non vennero inseriti in altri reliquiari, o ricomposti in forme anatomiche per essere esposti alla pubblica venerazione in urne o apparati più consoni ai gusti dei tempi, ma tutt’ora sono all’interno della cassetta metallica che s’intravvede oltre alla grata.
L’arca di Pallanza presenta al centro la fenestella confessionis che, similmente a quanto si riscontrava nelle grandi basiliche romane nelle tombe dei martiri più conosciuti, permetteva di intravedere le reliquie o il contenitore in cui erano inserite. L’importanza del pregevole manufatto fu sempre chiara nella comunità pallanzese, come dimostra il fatto che il paliotto ligneo settecentesco collocato sul fronte della mensa, venne creato con un’apertura centrale per permettere la visibilità del litico reliquario.
Quale unica iconografia del santo esiste un quadro nella sacrestia della chiesa, che lo rappresenta come soldato romano, in età senile, appoggiato ad una colonna e con la palma del martirio. Non si comprende sulla base di quale documentazione viene indicata la catacomba di Calepodio come luogo da cui le ossa di Massimino vennero estratte. Non vi è infatti alcuna autentica che lo certifica e, a quanto risulta, non era quello uno dei cimiteri in cui Cavagna ricercava le bramate reliquie.
Nella stessa chiesa di San Leonardo è segnalata la presenza dei resti di altri due corpisanti: quello di Ippolito e quello di Bonifacio. Il primo risulta essere stato donato da Lorenzo De Mendoza, con atti rogati dai notai Antonio Soncino, il 24 febbraio 1626, Giovanni Battista Piceni il 18 luglio e 10 agosto seguenti. Il nobile spagnolo aveva ricevuto le reliquie dal cardinale Ludovico Ludovisi, titolare della basilica di San Lorenzo in Damaso. Riguardo all’altro corposanto non si possiede alcuna documentazione che attesti attraverso quali passaggi, né quando, sia giunto a Pallanza, pur essendo sempre stato riconosciuto come autentico durante le visite pastorali dei vescovi novaresi.
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