Dei Laghi

Fausto – Cannero

Fausto – Cannero

Cannero, paese sulla riva piemontese del lago Maggiore, già appartenente all’arcidiocesi ambrosiana, venera come suo compatrono San Fausto, il cui corposanto è custodito nella locale chiesa parrocchiale di San Giorgio.

Un documento manoscritto, conservato nell’archivio parrocchiale, consente di conoscere nel dettaglio la storia di questa reliquia, di nome proprio, che venne recuperata nella catacomba di Callisto nel 1679, sotto il pontificato di Innocenzo XI.

I resti di Fausto vennero poi concessi a Stefano Bottacco, originario di Cannero che, come tanti altri suoi conterranei, era emigrato a Roma in cerca di miglior fortuna. Questi, a sua volta, pensò di farne dono alla parrocchiale del paese natale e per questo chiese licenza a monsignor Lodovico Settala, allora Arciprete della Chiesa Metropolitana di Milano e Vicario Generale Capitolare, che se ne facesse pubblica ricognizione per poterli traslare sulle rive del Verbano. La comunità di Cannero, nella persona di Giovanni Battista Calderoni, priore delle confraternite del SS. Nome di Gesù e della Beata Vergine Maria a nome delle stesse, il 6 luglio 1680 accettò formalmente le ossa di Fausto Martire, insieme al creduto vaso di sangue e con una lucerna anch’essa rinvenuta nel loculo catacombale da cui esse furono estratte.

Giunto a destinazione, il successivo 4 agosto, il corposanto venne sistemato presso l’altare di San Carlo Borromeo, all’interno di un’urna anch’essa offerta dal Bottacco e fu al centro di solenni festeggiamenti di accoglienza organizzati per la seconda domenica del mese, con processione per le vie del borgo lacustre. Da quel giorno, i resti del presunto santo martire divennero, a tutti gli effetti, il bene più prezioso posseduto dalla comunità cannerese e oggetto di profonda venerazione.

Della sistemazione della reliquia presso l’altare di San Carlo si possiede una stampa, con disegno di Bartolomeo Sangiorgio inciso da Casare Laurenzio, che si presenta alquanto curiosa. Nella parte superiore dell’immagine, su quella che è la volta della cappella, figura il santo arcivescovo, che sporge a mezzobusto da una nuvola, recante un cartiglio in cui compare una scritta con cui egli rivendica il possesso dello spazio: INQUILINUS ESTO FAUSTE NON POSESSOR. Sotto all’arco, entro una nicchia sopra l’altare aperta da un drappo sostenuto da due angeli, è collocata l’urna in cui giace il corposanto, la stessa che ancora oggi si può ammirare, seppur privata di qualche elemento in seguito a furti avvenuti nel tempo.

L’importanza di questo disegno risiede nel fatto che restituisce memoria di un luogo ora non più esistente, in seguito all’abbattimento dell’antica chiesa di San Giorgio, danneggiata dalla rovinosa alluvione del 14 settembre 1829. Con la ricostruzione ex novo della parrocchiale, si pensò all’edificazione di un apposito spazio per accogliere il corposanto. Nel 1890, per interessamento del parroco don Giuseppe Colonna, venne aggiunto sul lato destro della chiesa uno scurolo sopraelevato in cui, due anni dopo, l’urna trovò definitiva collocazione, dopo una canonica ricognizione.

Nel 1957 il parroco Giovanni Battista Anchisi promosse una sistemazione del corposanto che venne rivestito di nuovi indumenti e ne venne ricoperto il volto con una maschera di cera, sotto la direzione del professore Alessandro Rivolta, che gli conferì l’attuale aspetto. Il santo appare vestito con abiti di tipo romano, con tunica rossa, stola trasversale bianca e calighe ai piedi, ed il volto modellato con delicate giovanili fattezze.

San Fausto è oggetto di devozione da parte dei fedeli della parrocchia, che ne celebrano il ricordo annuale nell’ultima domenica del mese di ottobre. Particolari festeggiamenti si tennero nell’agosto del 1980, per ricordare i trecento anni dall’arrivo della reliquia, con la presenza del vescovo diocesano Aldo Del Monte.

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