Dei Laghi

Desiderio – Gignese

Desiderio – Gignese

San Desiderio è il compatrono di Gignese, paese sul versante orientale del Mottarone affacciato sul Lago maggiore, ove giunsero le sue reliquie nel 1665. Il documento di autentica, ne attesta il recupero dalla catacomba di Priscilla, cum lapide et Sanguinem inventum, e la donazione a Giovanni Battista e Giacomo De Filippi, che vengono definiti Florentinii, ma oriundi di Gignese ed emigrati a Livorno in cerca di miglior fortuna. Le ossa vennero concesse, attraverso il vescovo Ottaviano Caraffa e su mandato del papa Alessandro VII, il 15 marzo del 1665 e fatte pervenire al loco natio due anni dopo, al tempo del parroco don Ferrari.

Le reliquie erano accompagnate dalla lapide che sarebbe stata posta a chiusura dell’avello sepolcrale in cui erano deposte nella galleria del cimitero. Tale oggetto è tutt’ora murato nel retro dell’altare maggiore della chiesa parrocchiale di San Maurizio, sotto al quale è conservata l’urna con il corposanto. Anche ad uno sguardo inesperto, il manufatto si rivela essere un’abile contraffazione del XVII secolo, come notò il noto archeologo padre Antonio Ferrua, che la analizzò: L’iscrizione «Desiderio p(ro) Ch(risto) in p(ace)» su tavoletta rettangolare di marmo bianco (cm. 23 × 33,5) viene certo da Roma, ma non dalle catacombe, perché è scrittura moderna dello stesso secolo XVII, come rivelano specialmente i punti fatti a succhiello sopra le I e quelli affiancati al monogramma del nome di Cristo.

   Nel 1685 le ossa vennero composte nella forma di corpo umano, per opera del padre cappuccino Filippo Antonio della Marca, residente nel convento di Pallanza; alla presenza del delegato del vescovo, i resti vennero rivestiti cartaceo indumento aureo e inseriti in una elegante urna lignea. Nel 1819 vennero nuovamente risistemati e ricoperti con un abito in seta, donato da Ferrari Ambrogio. Un’altra ricognizione avvenne nel 1831 e un più radicale intervento si ebbe nel 1875, quando il corpo fu ricomposto da don Giulio Guglielmetti che, a differenza di altri casi, non lo modellò in ceroplastica le parti anatomiche, ma si limitò a ricomporre la figura lasciando anche il teschio a vista. Nel 1917 venne restaurata l’urna e nuovamente rinnovati gli abiti che ricoprono il ricomposto scheletro.

In diverse occasioni furono organizzati solenni festeggiamenti in onore del creduto martire: quelli già ricordati del 1875 e del 1917; nell’agosto del 1892, nel 1930, con la presenza del vescovo diocesano Giuseppe Castelli, nel 1953 e, dopo venticinque anni, nel 1978. La devozione verso il santo si diffuse anche nei paesi viciniori che, in occasione di pubbliche necessità, organizzavano processioni per implorare grazie attraverso la sua intercessione.

A dispetto di ogni possibile riferimento documentario e per un motivo del tutto ignoto, le ossa di Desiderio vennero attribuite al martire omonimo ucciso insieme a Gennaro vescovo di Benevento, e ad altri compagni, presso la solfatara di Pozzuoli, durante la persecuzione di Diocleziano, intorno al 305. Tale attribuzione è ovviamente priva di ogni fondamento storico: le reliquie venerate a Gignese provengono con certezza dalla catacomba romana di Priscilla, mentre quelle di San Desiderio martire campano, che i racconti agiografici indicano come lettore, insieme ai resti del diacono Festo, suo compagno di martirio, sono oggi conservate nella cripta del santuario di Montevergine, in Irpinia.

Questa identificazione ha fatto sì che il santo di Gignese venisse raffigurato con la tunicella, abito tipico del suo ufficio di lettore; di particolare pregio è il quadro collocato sulla parete destra del presbiterio che rappresenta la decapitazione del santo dinanzi al magistrato imperiale.

Nell’urna, visibile al di sotto della mensa dell’altare maggiore, il corposanto giace appunto rivestito di un finissimo camice sormontato da una tunicella rossa, entrambi impreziositi da decori dorati. Sul cranio è posta una ghirlanda di fiori, mentre a fianco del piede sinistro è presente il vaso di sangue.

La memoria di San Desiderio è ancora annualmente celebrata nell’ultima domenica di luglio, con la partecipazione di diversi fedeli.

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