Borgomanerese e Aronese

Mamante – Cavaglio d’Agogna

Mamante – Cavaglio d’Agogna

La venerazione delle reliquie di San Mamante conservate nella chiesa parrocchiale lui dedicata a Cavaglio d’Agogna, dove anche si venerano i corpisanti di Antonino e Placida, pur non provenendo dalle catacombe, ha assunto forme e modalità tipiche dei corpisanti.

Nello scurolo, che era in origine stato realizzato per contenere le reliquie dei due martiri romani giunte attraverso l’attività del Cavagna, è oggi conservata un’urna che presenta all’interno un manichino raffigurante il giovane pastore cappadoce martirizzato nei pressi di Cesarea.

Sebbene il culto al santo sia attestato a Cavaglio fin dal XIV secolo, nessuna fonte menziona la presenza di reliquie che vengono donate per la prima volta alla chiesa del paese soltanto nel 1740. Il frammento osseo proviene dalla chiesa milanese di Santa Maria della Scala di Milano, quale dono di don Andrea Lorenzini, cappellano della stessa chiesa, al parroco don Bernardo Marchetti. Tale reliquia venne poi inserita in un reliquario dell’epoca che tutt’ora si offre alla devozione dei fedeli nel giorno della ricorrenza annuale del santo.

Nel 1888, l’allora parroco don Gaudenzio Del Boca avanzò la richiesta a Roma di poter ottenere una reliquia insigne da battezzarsi per San Mamante martire, come scritto nella risposta del sacerdote romano don Pila Carocci. Questa reliquia è quella più grande, posta sul petto della statua in legno scolpito e dipinto che immortala il santo giacente.

La terza e ultima donazione di reliquie di Mamante avvenne nel 1904, si tratta di un frammento osseo posto in una teca reliquiario anch’essa poi alloggiata sul corpo ricostruito del martire. La reliquia, proveniente da Ravenna, fece sosta a Torino ove venne autenticata dall’arcivescovo nel febbraio di quell’anno, e venne inviata a Cavaglio il 24 febbraio.

Questi tre sono i frammenti del corpo del martire che, a prescindere da una loro effettiva autenticità, Cavaglio possiede. Nel 1905, sempre per iniziativa di don Del Boca, venne realizzata una statua che riproduce il santo giacente sul cui petto vennero collocate le reliquie giunte da Ravenna e da Roma. Per la generosità di Maria Castaldi, venne realizzata un’urna in ottone e rame argentato, con ricca decorazione, al cui interno fu sistemata la statua. Lo scurolo che, come già riferito, aveva accolto i due corpisanti di Antonino e Placida, trasferiti in quello nuovo, fu destinato alla venerazione di San Mamante. Il pittore Rodolfo Gambini di Legnano decorò l’ambiente dipingendovi quattro episodi della vita del martire raffiguranti: la nascita del santo, la sua carità verso i poveri di Cesarea, il miracoloso salvataggio dalle acque in cui venne gettato e lo scapato assalto dei leoni nell’arena.

Per l’inaugurazione della nuova statua e dei lavori di recupero dello scurolo si svolsero grandi festeggiamenti, col primo trasporto processionale dell’urna per le vie del paese, poi ripetuto a cadenza periodica, insieme a quella dei due santi catacombali.

Diverse sono le immagini che ritraggono il giovane martire; oltre agli affreschi dello scurolo, va ricordata la grande tela nell’abside della chiesa che ne descrive il martirio, opera del 1736 eseguita da Lorenzo Peracino. Sulla volta dell’edificio è immortalata la gloria del santo, in un dipinto realizzato nel 1953 da Francesco Mazzucchi, mentre una scultura marmorea con il martirio decora il centro della mensa dell’altare marmoreo settecentesco. Altri episodi della vita del santo sono scolpiti sul fronte di quella che era la cantoria dell’organo, a sinistra dell’altare maggiore, mentre sopra la porta di ingresso della chiesa Mamante è proposto tra le greggi del monte Argeo. Anche due statue ricordano il titolare della parrocchia: una sul pinnacolo della facciata e un’altra in una nicchia nello scurolo di Antonino e Placida. La figura di Mamante è stata poi ricamata al centro di un paliotto della fine dell’Ottocento e su uno stendardo processionale di epoca più recente.

A Cavaglio la festa annuale in onore di San Mamante non viene celebrata il 17 agosto, suo giorno liturgico, ma nella seconda domenica di settembre, e al suo ricordo viene unito anche quello dei due presunti martiri romani.

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