Borgomanerese e Aronese

Genesio – Suno

Genesio – Suno

La donazione delle reliquie di San Genesio alla pieve di Suno, avvenne da parte del vescovo Bascapè. Presso questa antica chiesa già erano venerate, da diversi secoli, le reliquie dell’omonimo santo martire di Arles che, deposte all’interno dell’altare, vennero ritrovate e poste in venerazione dal pio vescovo nel 1595 e solennemente offerte alla venerazione del popolo il 25 agosto dell’anno seguente, con la partecipazione del cardinale Federico Borromeo.

L’attenzione del vescovo per la pieve di Suno non si concluse, tuttavia, con la sistemazione del sacro deposito del martire arleatense ma, di lì a pochi anni, vide un nuovo e importan­te capitolo, con la donazione delle reliquie del martire romano Genesio, detto il comico, facenti parte della raccolta di sacri resti organizzata dal Cavagna. Proprio per volontà del vescovo, nel 1603, i presunti resti di san Genesio, dalla tradizione venerato come speciale protettore della gente di teatro, furono donati alla chiesa plebana di Suno e sistemati in un armadio della sacrestia.

Nel 1722, sia le ossa del santo di Arles che quelle del comico giunte da Roma vennero ricomposte, ad opera del padre cappuccino Luca di Orta, nella forma di scheletro come ancora oggi si possono vedere, e collocate all’interno di due pregiate urne lignee, decorate con fregi in argento.

Con la costruzione della nuova chiesa parrocchiale dedicata alla Trinità, edificata per porre fine alle annose controversie tra quelle di Santa Maria e quella di San Genesio nella pieve, vi vennero traslati i due ricostruiti corpi degli omonimi martiri. Per la loro conservazione si progettò uno scurolo che accolse le due urne nel 1818, dopo una trionfale processione per le strade del paese.

Altri solenni trasporti vennero organizzati a cadenza periodica: nel 1872, ancora nel 1897, nel 1922, nel 1947, nel 1972, nel 1997 e lo scorso anno 2022. La devozione dei fedeli verso i due santi non si manifesta però soltanto nelle grandi occasioni o nella festa patronale annuale del mese di agosto. È ancora viva l’usanza di fare aprire le ante della cassa lignea che contiene le due urne, per chiedere grazie e ottenere la guarigione nella malattia o protezione durante interventi chirurgici.

Diverse sono le testimonianze iconografiche che ritraggono i due santi; la più antica è costituita da un affresco, sulla parete sinistra di quello che oggi è l’altare della Madonna, un tempo lato sinistro della navata centrale della pieve. Accanto alla Vergine con il Bambino, figurano sulla sinistra due santi che sono identificabili con Bernardo di Aosta, riconoscibile per la presenza del diavolo incatenato ai suoi piedi e, appunto, con San Genesio di Arles, vestito in abiti diaconali, mentre regge un grosso libro e la palma simbolo del martirio.

Sulla volta centrale, in posizione coerente con il precedente asse dell’edificio, campeggia la gloria dei due martiri al cospetto della Trinità, superba creazione pittorica attribuita al celebre artista Lorenzo Peracino. Sulla sinistra è Genesio di Arles, riconoscibile dal foglio e dagli stili per scrivere sorretti da due angeli; a destra, Genesio di Roma è accompagnato dal costume di scena, sempre presentato da due putti. Sopra all’attuale porta di ingresso, è poi raffigurata, con toni più drammatici, l’uccisione del giovane martire di Arles.

La raffigurazione del santo di Arles in abiti diaconali, nonostante fosse solo catecumeno, la si ritrova in un altro affresco nella chiesa di Santa Maria di Egro, situata tra i campi lungo l’antica strada per la Baraggia. Nella nuova parrocchiale sono diverse le raffigurazioni dei due santi: dalle due vetrate del presbiterio, all’affresco sulla volta dello scurolo, fino ai più recenti pannelli che illustrano episodi della loro vita, realizzati in occasione del trasporto del 1997. Anche sulle ante della cassa in cui sono conservate le due urne, sono rappresentati i santi: quello di Arles a sinistra, in abiti civili, quello di Roma a destra, nelle vesti di un soldato romano. Nella chiesa è conservato anche uno stendardo processionale in cui i due Santi sono ritratti in adorazione dell’Eucarestia. Ultime immagini realizzate sono due icone dipinte da don Sandro Mora; oltre che per la scritta, i due personaggi, in posizione speculare, sono riconoscibili per i loro attributi: una maschera, per il comico di Roma e i rotoli per scrivere, per il notaio di Arles. Entrambi recano poi la croce che, secondo i canoni dell’arte orientale, simboleggia la testimonianza resa a Cristo con il martirio.

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