Borgomanerese e Aronese

Clemente – Artò di Madonna del Sasso

Clemente – Artò di Madonna del Sasso

Le ossa del corposanto di Clemente sono oggi custodite all’interno di due contenitori cilindrici in plastica, all’interno di un cofano in legno rivestita di stoffa rossa, mentre il teschio del presunto martire, impreziosito da una moderna corona decorata con finte pietre preziose è, invece, inserito in una teca reliquario sistemata accanto all’ urna. Questa sistemazione è stata realizzata nel 1975, dopo che un incendio, di probabile origine dolosa, distrusse interamente l’altare in cui le reliquie erano state collocate dopo che erano giunte da Roma nel 1716.

Il corposanto venne donato alla parrocchiale di Artò da Carlo Antonio Fusarello, originario della vicina frazione di Centonara, estratto dal cimitero di Ciriaca; l’autentica ricorda che nel loculo catacombale era stato rinvenuto anche il vas sanguinis, poi inserito nella cassetta insieme alle ossa.

Nel corso del Settecento, la chiesa parrocchiale di San Bernardino fu oggetto di un radicale rinnovamento che portò all’ingrandimento dell’intera struttura, all’interno della quale venne dedicata a San Clemente la cappella laterale destra vicina al presbiterio. Il corposanto venne collocato in un elegante urna di legno sopra alla mensa dell’altare, purtroppo andato perduto tra le fiamme che risparmiarono però la decorazione della cappella, opera del pittore ortese Luca Rossetti che la realizzò intorno al 1746.  L’artista pensò un’ardita composizione che occupa l’intero spazio: sulla parete di fondo il creduto martire, ritratto come milite romano e con uno svolazzante mantello rosso, è ritratto su una nuvola, sostenuto da due angeli. Clemente protende le braccia e lo sguardo verso l’alto, invitando così anche il riguardante a fare altrettanto; sulla volta, infatti, Cristo, con gesto di accoglienza, sta per riceverlo nella gloria, tra un tripudio di angeli, due dei quali sostengono la croce come simbolo della redenzione da lui realizzata.

In un inventario, allegato alla relazione della visita pastorale compiuta dal vescovo Balbis Bertone nel 1763, si apprende che quest’opera venne finanziata da Giovanni Battista Riotti, mentre ad un altro anonimo benefattore si deve l’urna con le spoglie del santo. Lo stesso artista inserirà San Clemente anche tra i santi che popolano l’affresco sulla volta del presbiterio raffigurante la gloria di San Bernardino. All’interno della sacrestia, si conserva una tela che ritrae Clemente, sempre nelle sembianze di un soldato romano e recante la palma del martirio, mentre riceve una corona di alloro dalle mani di un angelo. Un altro angelo, in basso sulla sinistra, sorregge un piatto su cui è riprodotto il vaso di sangue e indirizza lo sguardo verso il santo.

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