Borgomanerese e Aronese
Alessandro – Fontaneto d’Agogna
Alessandro – Fontaneto d’Agogna
Questo corposanto giunse a Fontaneto d’Agogna nel 1839, grazie all’iniziativa del parroco don Martino Jelmoni che, accompagnato dalla contessa Caterina Lucini Passalacqua, consorte di Diego Visconti di Milano, uno dei proprietari del locale castello.
Il parroco era molto amico di monsignor Paolo Durio, originario di Grignasco e canonico della basilica di San Gaudenzio, che ricopriva un incarico presso la Prelatura Apostolica, a cui venne donata la reliquia, come riportato sull’autentica che ne attesta il recupero dal cimitero di Sant’Ippolito, il 12 gennaio del 1832. Le ossa vennero portate a Fontaneto dall’intraprendente parroco che domandò al vescovo, cardinal Morozzo, il permesso di far confezionare, per opera di don Gulielmetti, allora parroco di Pella sul lago d’Orta, un manichino in cui collocare i sacri resti.
Il 12 dicembre il vescovo diede il suo assenso per tutte le operazioni necessarie e così le ossa di Alessandro vennero confezionate nella forma che ancor oggi si può ammirare. Per la fine dell’anno il corposanto era pronto e venne accolto a Fontaneto la domenica 29 dicembre 1839. Il santo diventò da quel giorno il più importante riferimento devozionale del paese, fattore aggregante per tutta la comunità. Per una decina di anni, il corposanto riposò sotto la mensa dell’altare di Tutti i Santi; nella domenica successiva al Natale se ne celebrava la festa, in ricordo dell’anniversario del suo arrivo in paese. La crescente devozione, comprovata anche dall’imposizione del nome del santo ai nati in quegli anni, portò all’idea di realizzare uno apposito ambiente per la conservazione delle sue spoglie. L’8 luglio del 1841, venne commissionato il progetto all’architetto Alessandro Antonelli; i lavori vennero completati nel 1849, mentre la collocazione dell’urna venne differita all’agosto del 1850, per poter organizzare più solenni festeggiamenti.
La grande cappella a pianta centrale è ornata con statue di alcuni santi, sopra le quali sono collocati degli altorilievi che raccontano l’ideale vicenda del martirio di Alessandro, realizzati dallo scultore novarese Giuseppe Argenti. I nove episodi rappresentati possono essere considerati alla stregua di una vera e propria narrazione direttamente fissata in forme di stucco che movimentano le fredde pareti del grande scurolo.
La venerazione verso Sant’Alessandro si esprime nell’annuale festa patronale, che ricorre la seconda domenica di agosto, data scelta a partire dalla collocazione del corposanto nell’edificato scurolo, ma trova particolare fervore in occasione dei trasporti dell’urna, celebrati a cadenza venticinquennale.
Oltre ai rilievi dell’Argenti vi sono due altre immagini di Sant’Alessandro, riprodotte su stendardi: in uno il santo, in abiti da milite romano, è ritratto genuflesso in adorazione dell’Eucarestia, mentre nell’altro, di moderna fattura ed utilizzato come stemma dell’omonimo rione del paese, è immortalato in piedi appoggiato ad una roccia ed indossa abiti civili di foggia antica.
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