Nuovi complessi parrocchiali: il rapporto con la città
Chiesa di Santa Maria in Augia, Bolzano
Chiesa di Santa Maria in Augia, Bolzano
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Negli anni Settanta la città di Bolzano affronta un significativo processo di trasformazione: il comparto delle Semirurali, un quartiere della prima periferia operaia costituito da schiere di basse casette ciascuna con il proprio giardino, viene demolito per lasciare spazio ad un più denso tessuto urbano di iniziativa pubblica finalizzato a dare alloggio ad un maggior numero di famiglie. Inoltre, l’applicazione delle nuove previsioni normative relative all’assegnazione proporzionata delle case ad abitanti dei diversi gruppi linguistici apre la strada ad una mixitè sociale e linguistica sinora inedita in una parte di città a prevalenza italiana. Questo pone anche la questione della cura pastorale dei nuovi abitanti di lingua tedesca che, trasferendosi qui dalle valli o da altre parti della città, non avrebbero trovato un punto di riferimento: così, nel 1977 viene eretta la Parrocchia di Santa Maria in der Au la cui denominazione riprende quella di un antico monastero sito presso le rive dell’Isarco, i cui resti sono ancora oggi visibili, abbandonato già in età medioevale a causa delle esondazioni del fiume.
Previsto dal Piano attuativo del nuovo quartiere, il centro parrocchiale è inserito all’interno di un nucleo di servizi composto da edifici polifunzionali. Sin dalla fase iniziale la chiesa è concepita come parte di un complesso più ampio che ospita, oltre alle opere parrocchiali, anche altre funzioni legate al sociale.
Il progetto, redatto dagli architetti Zeno Abram e Heiner Schnabl (Abram&Schnabl Architekten), vede numerose varianti prima dell’inizio dei lavori nel 1997. L’architettura interpreta le volumetrie definite dal Piano attuativo e la sobrietà richiesta dalla committenza -l’Istituto provinciale per l’edilizia sociale- attraverso la realizzazione di volumi semplici e modulari, il cui colore bianco li astrae dal contesto facendo risaltare il tiburio rivestito in marmo e la fenditura della scalinata di accesso alle opere parrocchiali site ai piani superiori del complesso. Un sagrato sopraelevato apre all’aula liturgica, un ampio spazio a pianta triangolare modulato da campate quadrate con copertura in legno sostenuta da travi metalliche intrecciate così originariamente progettato per essere suddivisibile a seconda delle esigenze liturgiche. Introdotta dal fonte battesimale, l’assemblea è disposta radialmente, convergendo nel presbiterio leggermente rialzato e concluso da una quinta bianca. La luce proveniente dalle aperture zenitali e dalle finestre laterali nobilita le candide pareti perimetrali e avvolge l’assemblea, risaltando i materiali che caratterizzano l’aula: il marmo e il bronzo dei poli liturgici, il porfido del pavimento, il legno di faggio dei banchi. Concepiti da Lois Anvidalfarei a seguito di un concorso, i poli traggono origine da un Crocifisso mai realizzato e rappresentano, attraverso il dialogo tra le mani che li sorreggono e li ostendono, il Dono che Cristo fa di sè all’uomo. Le installazioni grafiche sono opera di Gruppe Gut e intendono stabilire un legame tra la nuova chiesa e l’antico monastero mentre le vetrate, realizzate in un secondo tempo, sono opera di Ursula Huber e interpretano il tema della Via crucis che ha culmine, in alto, nei toni dell’oro e dell’azzurro a rappresentare la gloria e la pace della Resurrezione.
Per approfondimenti visita le seguenti pagine:
Progetto pastorale e vita ecclesiale
Progetto liturgico e programma iconografico
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