Chiesa di San Pio X, Bolzano
Processi e contesti
Processi e contesti
La possibilità di costruire la chiesa muove dalla disponibilità della società Montecatini a donare un lotto di terreno di superficie pari a 3000 mq lungo via Resia, il principale asse di attraversamento del quartiere, a fianco ad un intervento residenziale che stava pianificando per i propri dipendenti.
Il progetto architettonico della nuova chiesa viene incaricato all’ing. Armando Ronca -attivo dapprima tra Trento e Milano e, successivamente, tra Bolzano e Milano- tra i protagonisti della costruzione della Bolzano moderna nonchè del nuovo quartiere.
La progettazione viene elaborata nel corso del 1958 e quindi sottoposta alla Pontificia Commissione Centrale per l’Arte sacra in Italia che -con verbale del 3.12.1958- oppone alcune riserve. Un estratto dal verbale dell’adunanza del 25.11.1959 rimarca tali perplessità sottolineando come il progetto “non è ambientato, è di forma eccessivamente retorica, è strutturalmente oneroso e di difficile manutenzione”. Gli appunti di Ronca, conservati in Curia, evidenziano come egli si sia speso presso la Commissione per condividere il valore del progetto anche tramite incontri appositi con i suoi membri, tra cui, in particolare, Lucio Passarelli. Nonostante i dubbi espressi, l’approvazione giunge ancora nel corso del 1959 a seguito di alcune semplificazioni, come l’eliminazione dell’alto crepidoma verso via Resia (i disegni riportano nel timbro la data del 28.04.1959 sollevando un dubbio interpretativo che non è stato possibile dissipare dato che l’Archivio del progettista è ormai disperso e andranno messi a sistema i dati altrimenti disponibili). Il progetto viene sottoposto anche all’Ufficio del genio civile per poter beneficiare dei finanziamenti previsti dalla L. 2522 del 18 dicembre 1952 e la sua costruzione viene autorizzata anche dal Comune, a seguito di variante di Piano regolatore, con concessione edilizia 93/1960.
I lavori, affidati all’impresa Mandelli con sede a Bolzano e Milano, cominciano nel 1963 ma si fermano ben presto per una concomitante serie di motivi. In primo luogo scarseggiano i fondi: la struttura prevista dal progetto è articolata e complessa, numerose sono le riserve poste dall’impresa. In secondo luogo è di questi anni il passaggio della città di Bolzano dalla Diocesi di Trento alla nuova Diocesi di Bolzano-Bressanone che, nonostante rimangano costanti alcune figure di riferimento (come il vescovo ausiliare mons. Heinrich Forer), vede cambiare il clima generale al contorno. Inoltre, in questi anni si celebra il Concilio Vaticano II, i cui esiti hanno conseguenze che, nella costruzione di una chiesa ancora in corso, non potevano non essere tenute in considerazione.
Per questo motivo, la Diocesi invita il progettista a valutare alcune modifiche che, pur coerenti con l’impostazione planimetrica, comportano importanti variazioni rispetto al carattere dell’edificio e al suo rapporto con la dimensione spaziale della liturgia.
Il nuovo progetto viene approvato dalla Pontificia Commissione nel 1966 e l’anno seguente riprendono i lavori che si concludono nel 1970. Il progetto vede alcune modifiche legate soprattutto alla vetrata di facciata che viene introdotta da Ronca nel 1969 a cantiere in corso. Problematico sarà il collaudo delle volte, strutturalmente e costruttivamente ardite (che vedono nel calcolo statico il coinvolgimento dell’ing. Giancarlo Giuliani, allora giovane ma già noto strutturista milanese) nonchè la rendicontazione dei costi sostenuti che superano quanto nelle disponibilità della Parrocchia.
Per questo motivo non verrà realizzata la casa parrocchiale prevista, sostituita nel 1978 da un edificio attestato su via Barletta (quindi sul retro della chiesa), progettato dall’ing. Domenico Ardolino.
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