I Santi maggiormente venerati in città

I due Sant’Antonio nell’ex convento francescano

I due Sant’Antonio nell’ex convento francescano

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La Chiesa di Sant’Antonio di Casale ha una storia tanto lunga quanto travagliata, che si lega con le complesse vicende dell’ordine francescano che godette di grande favore presso la popolazione locale. I frati si insediarono nello spazio attualmente occupato dalla Chiesa e dal convento di Sant’Antonio nel 1555, quando i marchesi di Monferrato concessero loro l’utilizzo di questo spazio in risarcimento della demolizione per motivi bellici del loro convento che si trovava fuori dal centro abitato.
Grazie alla benevolenza dei fedeli si procedette alla ricostruzione dell’antica Chiesa che qui sorgeva e all’edificazione del convento; entrambi furono consacrati nel 1559. La Chiesa, molto grande e ad aula unica, conserva numerose opere d’arte di grande valore raffiguranti i Santi titolari degli altari che subirono frequenti trasformazioni nel corso del tempo. Grande spazio fu naturalmente concesso alla devozione per Santi francescani tra i quali spicca San Francesco, rappresentato da Ambrogio Oliva, suocero di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo nell’atto di ricevere le stimmate. Tuttavia, oggetto di maggior devozione fu Sant’Antonio o, per meglio dire, i due Sant’Antonio. La chiesa è, infatti, dedicata a Sant’Antonio Abate, a cui è attualmente intitolato anche l’altare maggiore. A Sant’Antonio di Padova era, invece, dedicato un altare laterale di dimensione identica agli altri della chiesa e che, tuttavia, a inizio Ottocento venne notevolmente ampliato al fine di creare la grande cappella sopraelevata che vediamo oggi. Tale trasformazione derivava dal trasferimento dell’omonima Confraternita che aveva sede nella Chiesa del convento di San Francesco di Casale soppresso per volere del governo napoleonico nel 1802. La Compagnia fu trasportata prima nella Chiesa di Sant’Ilario e, infine, nel 1816 nella Chiesa di Sant’Antonio che, anch’essa soppressa, era nel frattempo passata di proprietà del Comune. Da quel momento il Santo fu festeggiato ogni anno il 13 giugno con solenni celebrazioni in Chiesa e processioni per la città. Con le offerte raccolte nelle cassette poste nella cappella, la compagnia si impegnava a distribuire, in giorni determinati della settimana, dei buoni per il pane dei poveri della città.

La Festa di Sant’Antonio Abate

Titolare della chiesa, Sant’Antonio Abate veniva festeggiato il 17 gennaio con una grande celebrazione che comprendeva la novena e la messa solenne a cui partecipavano tutte le autorità cittadine, essendo questa chiesa stata eletta come chiesa “municipale” in ricordo del periodo in cui era effettivamente appartenuta al comune. Tutta la giornata prevedeva molti eventi, celebrazioni, discorsi e concerti dedicati al Santo ai quali prendevano parte non solo le persone, ma anche gli animali. Era tradizione, infatti, ancora fino agli anni’20 del Novecento, benedire i cavalli, usanza che in epoche più recenti si è estesa a tutti gli animali domestici.

La Festa di Sant’Antonio di Padova

Quella del “pane di Sant’Antonio” è una tradizione che è sopravvissuta alla partenza dei frati francescani dall’omonimo convento casalese e che si rinnova ogni anno il 13 giugno. In quest’occasione vengono benedette e distribuite ai fedeli delle pagnotte, in ricordo del miracolo di Tommasino e della sua giovane mamma che, ottenuta la guarigione del figlio per intercessione del Santo, decise di offrire al convento di Sant’Antonio a Padova tanto pane quanto pesava il suo bambino, perché potesse essere donato ai poveri. I giornali locali degli anni ’70 e ’80 ricordano come nel giorno di Sant’Antonio di Padova si fosse soliti svolgere il seguente programma: alle ore 7.30 benedizione del pane e dei gigli, a cui seguiva nel pomeriggio la benedizione dei bambini e alla sera la solenne processione con fiaccolata per le vie della città.

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