Agata santa. Storia, Arte, Devozione
Le reliquie e i reliquiari di Sant’Agata
Le reliquie e i reliquiari di Sant’Agata
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Introduzione
Le reliquie di sant’Agata, pur alimentando spesse volte la devozione alla Martire, sembra che non siano sempre state all’origine dei luoghi di culto. L’aspetto liturgico ha giocato un fattore importante nello sviluppo della venerazione della Santa. Il culto delle reliquie agatine si è comunque propagato grazie al nome potente e simbolico, Agata, proposto sempre nella preghiera eucaristica (il Canone romano); alla popolarità immediatamente acquisita mediante la Passione raccontata e da subito raffigurata; all’impatto suscitato dai testi e dalle immagini dell’orribile martirio; all’insistente proposta di Agata come modello di santità; infine, alla possibilità di poter vedere e toccare concretamente le sue reliquie, rispondendo così a un bisogno insito nell’essere umano, il quale sperimentando le difficoltà della vita cerca nel santo protettore un intercessore presso Dio. Così l’agiografia nel senso più ampio del termine, ancor più nel caso di sant’Agata, si rivela con le interferenze talvolta reciproche da un ambito all’altro, dall’arte alla litugia e alla storia. E in questo fascio di relazioni le reliquie dei santi hanno avuto indubbiamente un ruolo importante.
È bene ribadire l’impossibilità di fare un repertorio dettagliato e attendibile delle reliquie di sant’Agata, poiché dietro ciascuna di esse ci sono uomini che le hanno manipolate e messo in circolazione in un determinato contesto storico ormai lontano, come pure contatti e relazioni che bisognerebbe poter conoscere in modo approfondito. Un dato certo: da sempre sono state ritenute particolarmente venerabili anzitutto le reliquie corporali dei santi, ciò che di fatto si scontra con la razionalità dell’uomo moderno, non più disposto a credere quantomeno alla loro autenticità. Perciò, proprio riguardo ai seni di sant’Agata, una reliquia assai cara alla devozione popolare, visti i molti luoghi che ne rivendicano il possesso e il conseguente loro cospicuo numero, sarà utile riaffermare l’antica credenza che anche il minimo frammento di una reliquia possiede le stesse virtù dell’insieme, ciò che di fatto equivale a una chiara professione di fede.
I riferimenti essenziali
Oltre ai dettagli riportati nel racconto della Passione e a quanto riferiscono i suoi due principali agiografi Metodio di Costantinopoli e Simeone Metafraste, nel 1658 fu Jean Bolland nel primo tomo degli Acta sanctorum di febbraio ad occuparsi della documentazione agiografica su sant’Agata. Qui basti ricordare solo i momenti salienti del martirio della giovane e ricca cristiana catanese, che aveva fatto voto di verginità perpetua: la flagellazione, la trafittura, l’amputazione dei seni e infine il fuoco. La serenità e la calma mantenute da Agata, malgrado le orribili torture subite, furono il preludio della sua gloriosa morte e devota sepoltura a Catania. Così nel primo anniversario della sua nascita al cielo (dies natalis) il 5 febbraio (del 252, come si crede), poiché l’Etna entra in eruzione, i catanesi precipitandosi alla sua sepoltura e prendendone il Velo che la adornava, lo usano come baluardo contro la lava, che perciò arresta immediatamente la sua avanzata. L’evocazione di tutti questi episodi, con i quali l’agiografo ha magistralmente articolato la trama del suo racconto per storicizzare le reliquie della Santa, aiuta a capire il ruolo determinante che esse hanno avuto nella diffusione del culto agatino in seno al popolo di Dio.
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