Agata santa. Storia, Arte, Devozione
La Cattedrale scrigno delle reliquie agatine
La Cattedrale scrigno delle reliquie agatine
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Sin dal suo sorgere nel 1094, la Cattedrale di Catania è rimasta indissolubilmente legata al culto di sant’Agata. Infatti nel clima di ripristino della presenza cristiana, dopo il lungo periodo di dominazione musulmana, nel 1126 ebbe particolare importanza il ritorno nella città etnea delle reliquie della Santa, celebrato dal vescovo Maurizio con la gioiosa accoglienza dei venerati resti proprio in Cattedrale. Così a partire da allora la chiesa Madre della Diocesi diventò di fatto lo scrigno per custodire le reliquie della Martire, suggellando in questo modo massimamente il patrocinio della Santa, non solo sulla comunità di fede ma anche sull’intero territorio etneo.
In antico la maestosa Cattedrale, per chi entrava nel golfo di Catania, era come un faro per guidare al porto sicuro marinai e pellegrini, ma anche rappresentava un severo ammonimento all’incursore saraceno che, ignorando le «speciali» capacità difensive della città, voleva espugnare la comunità prediletta di sant’Agata. I catanesi infatti hanno sempre confidato nell’aiuto straordinario della loro Martire, riconoscendola efficace interceditrice di grazie divine per la loro terra, le loro case e le loro famiglie. Proprio come si legge nella Lapide con effigie della Santa (1621) tuttora collocata sopra una fontana di via Dusmet, nel punto in cui un tempo si frangevano i marosi sulla cinta muraria della città, a ridosso del maestoso edificio normanno.
Infine il gruppo marmoreo di Sant’Agata circondata da angeli (XVIII secolo) che troneggia nel prospetto principale, mostra a tutti colei che è ritenuta la sicura difesa della città etnea.
Un altro segno della diffusa presenza agatina in Cattedrale è il coro ligneo diviso in due ordini di stalli magnificamente scolpiti da Scipione di Guido, che si segnala per i bassorilievi dei vari episodi del martirio di sant’Agata e della traslazione delle sue reliquie da Costantinopoli a Catania. L’opera iniziata intorno al 1590 era comunque compiuta nel 1598.
Inoltre sulle pareti absidali del presbiterio fa da splendida cornice l’affresco del pittore romano Giambattista Corradini raffigurante alcuni martiri catanesi, e soprattutto sul catino il Trionfo di Sant’Agata incoronata dal Cristo e dalla Madonna.
In uno degli altari laterali si può ammirare ancora un’opera legata al culto agatino: Il Martirio di Sant’Agata olio su tela del toscano Filippo Paladini.
Al pittore Giacinto Platania si deve invece l’esecuzione del famoso dipinto a fresco sulla parete sud della sacrestia, che raffigura l’eruzione dell’Etna del 1669. In quel terribile evento, infatti, la città potè ancora sperimentare la speciale protezione della Santa dalla colata lavica, che lambiti alcuni quartieri aveva però risparmiato di inghiottire proprio le reliquie di Agata.
Molta suppellettile legata al culto agatino è custodita nell’attiguo Museo Diocesano in alcune sale interamente dedicate alle opere artistiche prodotte nei vari secoli.
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