Il culto di sant'Agata
Testimonianze dei testi eucologici
Testimonianze dei testi eucologici
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Il continuo incremento e la sorprendente diffusione del culto di sant’Agata causarono la creazione di testi eucologici per la liturgia e la conseguente citazione della Santa nei martirologi. In particolare, nel rito ambrosiano il Prefazio della Messa di sant’Agata attribuito al vescovo sant’Ambrogio è forse il testo liturgico più antico composto per lei. Inoltre, secondo gli specialisti, fu sicuramente papa Gregorio Magno a includere il nome della Martire nell’elenco delle sette sante donne menzionate nelle Intercessioni del Canone romano (in formazione a partire dalla fine del IV secolo, è stata la preghiera eucaristica che la Chiesa ha unicamente usato fino alla Riforma liturgica del Vaticano II). Anche il Prefazio proprio di sant’Agata, che si trova nel Supplemento al Sacramentario Gregoriano ed è attribuito allo stesso Papa, ha temi a lui molto cari.
Le testimonianze rese massimamente dai testi liturgici è di fondamentale importanza, poiché conferma il ruolo peculiare riconosciuto alla Martire da tutta la cristianità. Così sembra essersi verificato l’antico adagio di Prospero di Aquitania Lex orandi, lex credendi: la legge della preghiera è la legge della fede, ovvero la Chiesa crede come prega. La Liturgia è un elemento costitutivo della santa e vivente Tradizione, come afferma Dei Verbum, 8.
Fra le cause principali dell’eccezionale diffusione nella Chiesa universale del culto agatino, di certo hanno giocato un ruolo speciale le vicende peculiari del suo martirio, che offrivano molti motivi per presentare ai fedeli l’intrepida testimone come fulgido modello di vita cristiana, ma anche come aiuto potente nelle avversità quotidiane. La fermezza della fede di Agata di fronte alle tentazioni e alle varie lusinghe che fu costretta a subire, così come la forza dimostrata nella sua condizione di debolezza resistendo ai tormenti, furono determinanti per fissare un modello di santità realmente vicino alle condizioni e alle attese del popolo. Per questo il genere di supplizio subìto e la fama della sua protezione elessero la Martire come patrona delle puerpere, delle nutrici, delle donne affette da patologie al seno e di varie altre categorie, particolarmente i fonditori di campane.
Poiché la Sicilia è stata per molti secoli un mosaico di popolazioni, di lingue e di culture, dove hanno convissuto greci, arabi, ebrei, francesi, tedeschi, lombardi, aleramici, genovesi, pisani, amalfitani e altri ancora, è facile capire il ruolo di primo piano che hanno avuto le reliquie di sant’Agata nella realizzazione di quella unità di fede, di cultura e di riti, che era stato il punto nodale del progetto perseguito tenacemente dagli Altavilla per riguadagnare l’Isola alla cristianità latina.
Il culto agatino afferma la peculiare identità culturale e cristiana del popolo catanese, che soprattutto in passato ha sempre identificato nella sua Santa patrona il simbolo del suo riscatto e della sublimazione delle secolari frustrazioni ereditate dalla storia.
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