Iconografia della Martire

VI-IX secolo

VI-IX secolo

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La prima occorrenza che può essere evocata si trova nella decorazione a mosaico della navata centrale della basilica Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna (edificata durante il VI secolo), una delle prime immagini conservate di sant’Agata. La Santa è rappresentata al terzo posto nell’imponente processione delle ventidue vergini guidata dai Magi verso Maria in trono che mostra il Cristo bambino. Eccola dunque, Agata, nella schiera di coloro che «non hanno amato la loro vita fino a morire» (Ap 12,11), in questa scena che ricorda la grandiosa liturgia dei santi glorificati di Ap 4,10. Benché tutte le compagne del corteo siano raffigurate secondo un medesimo schema iconografico, tuttavia Agata è riconoscibile dall’iscrizione del suo nome al di sopra del maestoso ritratto. Ella appare in piedi, nimbata, rivestita di una tunica ricamata d’oro, di gemme e riccamente ornata di gioielli, recando in mano una corona decorata con pietre preziose, protetta da un lembo del suo mantello: è la corona offerta a Cristo principe dei martiri, che simbolizza l’oblazione totale della sua vita. Nella seconda metà del VI secolo, la Santa, non essendo ancora caratterizzata da alcun attributo particolare, può dunque essere identificata solo col suo nome. Quando papa Gregorio Magno si «riappropriò» della chiesa dei Goti in Suburra a Roma (592 ca.), è possibile che abbia commissionato una rappresentazione della Santa, giusta un’iconografia pressoché identica, per decorare alcune pareti dell’edificio sacro. Anche il celebre Sacramentario di Gellone (miniato negli anni 790-800) presenta una figura di sant’Agata secondo il modello iconografico già evocato.

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