Itinerario della passione di Cristo tra arte fede e devozione
Chiesa di San Nicola di Bari – Ciclo di affreschi della Vera Croce
Chiesa di San Nicola di Bari – Ciclo di affreschi della Vera Croce
La chiesa di San Nicola è l’antica parrocchiale del quartiere della Sacca, costruita alla metà del ‘200 sul sito di un precedente luogo di culto di fronte a quella che la tradizione individua come l’antica sinagoga della Città di Lanciano.
Nel 1993, in maniera del tutto accidentale, in una cappella occultata all’interno del campanile che si scoprirà poi dedicata a Santa Caterina, riemersero alcuni affreschi che, dopo i restauri finanziati dall’Associazione Italia Nostra, furono riconosciuti come il più antico ciclo pittorico dedicato alla Leggenda della Vera Croce come narrata nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze scritta a partire dagli anni sessanta del XIII secolo.
Prima di allora si riteneva che il ciclo di affreschi più antico fosse quello dipinto da Agnolo Gaddi, realizzato nel decennio 1380-90, nella chiesa di Santa Croce a Firenze mentre agli anni tra il 1452 e il 1466, sono datate le Storie della Vera Croce dipinte da Piero della Francesca nella basilica di San Francesco ad Arezzo.
Perduta totalmente la parete di fondo, della quale non rimane che la parte bassa decorata a drappeggi, è ben leggibile il lato sinistro, dipinto su tre fasce, meglio conservato, e il lato destro in condizioni invece assai più compromesse.
Il ciclo figurativo sembrerebbe avere inizio in alto a sinistra sulla volta dove è riconoscibile Set, figlio di Adamo, nell’atto di staccare un germoglio dell’Albero della Conoscenza per porlo, come comandato dall’arcangelo Michele, nella bocca al padre morto.
Nel secondo riquadro coesistono in un’unica rappresentazione più episodi. A sinistra, all’interno di un sarcofago, si trova un Adamo già morto, dalla cui bocca spunta un virgulto a tre steli che un operaio si accinge a tagliare con una piccola scure. Nello sfondo un uomo conduce in spalla il legno, adoperato per il tetto del Tempio in costruzione richiamando quel passo della leggenda dove il legno, impiegato per la costruzione del tempio di Salomone, non si adatta ad alcuna misura. Procedendo verso destra, la scena si conclude con un operaio che conduce la trave al re Salomone, seduto su uno scranno.
Nella seconda fascia, leggibile da destra verso sinistra, sono illustrati gli episodi relativi all’imperatore Costantino: l’Apparizione della Croce a Costantino e alla sua truppa e la battaglia di Costantino contro Massenzio. Più in basso troviamo due figure più avanzate che raffigurano un San Simone e una Santa Croce.
La parete a destra è molto lacunosa, ma vi si riconosce il ciclo dell’ebreo Giuda che, convertito, diventerà San Ciriaco di Ancona: nella fascia superiore si distingue si osserva la base di un fonte battesimale che pensare ad un fonte battesimale e dunque alla rappresentazione di un Battesimo, mentre in quella inferiore si potrebbe riconoscere Elena, aureolata e con velo, che indica l’ebreo Giuda, caratterizzato da una lunga barba bianca. L’ebreo ripete il gesto dell’imperatrice, indicando se stesso con sguardo costernato, come timoroso del proprio destino.
Nel sottarco d’ingresso alla cappella sono visibili due figure di Sante, una non chiaramente identificabile e l’altra riconoscibile come Santa Caterina d’Alessandria e più in basso una figura di cavaliere identificabile con San Giorgio.
Per quanto riguarda la realizzazione degli affreschi siamo certamente nell’ambito del cosiddetto Maestro di Offida nome convenzionale con il quale viene identificato un anonimo pittore italiano attivo tra la metà del XIV secolo e forse gli inizi del XV secolo, fra le Marche e l’Abruzzo.
Gli studiosi che finora se ne sono occupati non sono unanimi in merito alla cronologia degli affreschi anche se la datazione più verosimile è certamente quella della prof.ssa Rossana Torlontano che li inserisce tra la seconda metà del sec. XIV e la prima metà del sec. XV.
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