Oropa tra leggenda e tradizione: alle origini di una devozione millenaria
S. Eusebio e le leggendarie origini del Santuario
S. Eusebio e le leggendarie origini del Santuario
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L’antica leggenda della fondazione di Oropa
L’antica tradizione diffusa tra le popolazioni del Piemonte attribuisce a Sant’Eusebio, primo vescovo del Piemonte e della diocesi di Vercelli, l’origine del Santuario di Oropa. Di ritorno dall’esilio in Palestina – avrebbe portato con sé tre statue della Vergine bruna scolpite dall’evangelista San Luca collocandone una a Oropa ed edificando il primitivo Sacello, che oggi costituisce il cuore della devozione mariana oropense. Tale tradizione non trova comunque attestazioni scritte anteriori al sec. XV ed è stata a lungo oggetto di indagini storiche e controversie relative alla sua fondatezza. Infatti fino al 1200 non esistono fonti scritte circa l’origine antica, il patrimonio, la condizione giuridica, né l’incidenza pastorale di Santa Maria di Oropa, ma solo l’antica leggenda secondo la quale Eusebio di Vercelli, per sfuggire alle persecuzioni degli ariani, sarebbe giunto sui monti di Oropa portando l’antico simulacro e vi avrebbe introdotto il culto della devozione mariana alla Madonna Nera. E’ noto che Eusebio – eletto vescovo di Vercelli nel 345 – per il suo atteggiamento contrario alla politica filoariana di Costanzo fu esiliato (335-356) prima a Scitopoli e poi in Cappadocia e che il suo esilio durò fino al 363, quando il nuovo imperatore Giuliano lo richiamò in Piemonte a riprendere possesso della sua sede vescovile.
Non vi è certezza storica che il passaggio di S. Eusebio ad Oropa sia avvenuto prima o dopo l’esilio, a motivo della persecuzione ariana.
È invece comprovata la grande azione pastorale di Eusebio, che fu rivolta a contrastare il paganesimo piuttosto diffuso nel vastissimo territorio della sua diocesi: a Vercelli, dove erano dislocate alcune comunità cristiane, erano diffuse credenze religiose politeiste, nonché pratiche superstiziose e magiche; erano particolarmente venerate le matrone cui si consacravano grandi massi, le barme. Anche ad Oropa ai massi erratici la gente del luogo attribuiva grandi virtù per la fecondità, e il bosco tutto intorno era consacrato al dio Apollo, venerato sia nel culto celtico che in quello romano. Ad Eusebio si deve, dunque, una grande opera evangelizzatrice e la sua predicazione specie ad Oropa e Crea ebbe come effetto la neutralizzazione del paganesimo sostituito efficacemente con il culto mariano. Così fecero contemporaneamente in altri luoghi S. Martino di Tours, S. Massimo di Torino, S. Gaudenzio di Brescia e S. Gaudenzio di Novara, S. Vigilio di Trento.
Le testimonianze della tradizione eusebiana al Santuario di Oropa sono molteplici: la tradizione è scolpita nelle porte bronzee della Basilica Superiore e in quella lignea del Sacello, il santo viene raffigurato in dipinti e manufatti e sono dedicate al santo ben tre cappelle del Sacro Monte.
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