Val Sesia
Marco e Marcello – Sacro Monte di Varallo Sesia
Marco e Marcello – Sacro Monte di Varallo Sesia
Le reliquie di questi due presunti martiri furono destinate al santuario del Sacro Monte da Carlo Bascapè e provengono dagli apporti di reliquie recati a Novara dal Cavagna.
I resti furono solennemente accolti l’8 maggio 1614, alla presenza del padre Onorio da Milano, guardiano del convento di Santa Maria delle Grazie, di altri religiosi e dei fabbricieri laici del santuario. Per quanto riguarda la loro sistemazione, nell’atto redatto per l’occasione in quattro copie, si parla di Ecclesia Assumptionis B. Mariae sempre Virginis, in sacello Sancti Caroli. Poco dopo il 1610, anno della sua canonizzazione, era stata dedicata al santo arcivescovo, più volte pellegrino al Sacro Monte, una cappella sul lato sinistro della Chiesa Vecchia; è molto probabile quindi che il sacello sia da identificarsi con quella stessa cappella. Le reliquie vi furono collocate sicuramente deposte all’interno del grande sarcofago di pietra, sulla cui fronte, infatti, si legge: CORPORA SANCTORUM MARCELLI ET MARCI MARTYRUM – HIC RECONDITA ANNO MDCXIIII DIE OCTAVO MAII.
Con la distruzione dell’edificio, negli anni tra il 1771 ed il 1773, ed il trasferimento di tutte le funzioni cultuali alla nuova chiesa, anche il sarcofago fu spostato e collocato nello scurolo come mensa d’altare, prima di quello attuale che venne realizzato solo nel 1854. Nello stesso anno, le reliquie dei due presunti martiri, ridotte in frammenti e polvere, furono estratte dal sarcofago – poi sistemato nella sacrestia – e riposte in due contenitori cilindrici di vetro entro una piccola urna lignea, che il 14 agosto venne traslata in un vano nel retro del nuovo altare, dove ancora si conserva.
Il trasporto di queste reliquie nel particolare contesto del santuario di Varallo, che avvenne con una solenne processione partita dalla parrocchia della città, cui era stato destinato il corposanto di Vincenzo, rivela l’attenzione impiegata dal Bascapè nella promozione di questi nuovi culti, attraverso la distribuzione delle reliquie romane, quali materializzazioni dell’idea del sacro proposta dalla controriforma.
Di Marco e Marcello non sono mai state realizzate riproduzioni iconografiche, del resto anche l’attribuzione delle loro reliquie ai santi omonimi, noti dalle fonti agiografiche, non sembra essersi verificata. Unico riferimento è la scritta posta sulla targhetta seicentesca che identifica i resti ossei di Marcello, su cui si legge: S. MARCELLI P. e M.; la lettera P potrebbe far sospettare l’attribuzione delle ossa a papa Marcello, cosa ovviamente priva di ogni ragionevole fondamento.
Fino al 1943 non vi è testimonianza di una particolare celebrazione nei confronti di questi due corpisanti; in quell’anno, l’allora rettore del santuario padre Fasola organizzò, per la terza domenica di ottobre, una festa in loro onore, la prima che si ricordi come lui stesso scrive presentando l’evento sul bollettino del santuario. L’appuntamento, sorto in un delicato periodo storico nel contesto della seconda guerra mondiale e della lotta partigiana, si è ripetuto almeno fino al 1950, come testimoniano le cronache del santuario e prevedeva anche una processione con la piccola urna, lungo i viali del monumentale complesso religioso. Dopo tale data non esiste più alcun riferimento documentario che consenta di conoscere il proseguimento di tale celebrazione.
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