ASSISTENZA

Bartolomea Capitano e Vincenza Gerosa

Bartolomea Capitano e Vincenza Gerosa

Lovere, sulla sponda nord-occidentale del Sebino, in provincia di Bergamo ma appartenente alla diocesi di Brescia, fu teatro nella prima metà dell’Ottocento della nascita di una delle congregazioni religiose destinata a fare la storia di entrambi i territori. Qui, infatti, Bartolomea Capitanio (Lovere, 1807-1833) e Vincenza Gerosa (al secolo Caterina; Lovere, 1784-1847) fondarono le Suore di carità, chiamate popolarmente Suore di Maria Bambina.

Don Angelo Bosio e il parroco Rusticiano Barboglio ebbero il merito di mettere in contatto la giovane e vivace maestra Bartolomea con la più matura ed abbiente Vincenza, le quali il 21 novembre 1832 diedero vita al “Conventino” con lo scopo di prendersi cura dell’educazione di orfane e fanciulle e assistere ai degenti dell’ospedale locale. Pochi giorni dopo la stipula dell’atto costituente della compagnia, Capitanio si ammalò gravemente e morì nell’estate seguente (luglio 1833), all’età di soli ventisei anni. Spettò quindi a Gerosa, coadiuvata da don Angelo, perorare l’approvazione ufficiale dell’istituto (concessa da papa Gregorio XVI nel 1840) e la diffusione della neonata congregazione. Una volta ottenuto il riconoscimento formale, le Suore di Maria Bambina si propagarono capillarmente nel nord Italia: il patriarca di Venezia, il cardinale di Milano, il vescovo-principe di Trento, i vescovi e i governatori lombardi inoltrarono a Gerosa richieste di suore specializzate nell’educazione, assistenza ai malati, nella gestione contabile di istituti (come scuole, ospedali, asili). La loro presenza fu alquanto significativa, e lo è tuttora, soprattutto nelle provincie di Brescia e Bergamo.

La prima richiesta di suore a Lovere giunse da Bergamo, in particolare da don Carlo Botta (1770-1849), che richiedeva aiuto per l’assistenza e l’educazione dei suoi orfani, sempre più numerosi a seguito dell’epidemia di colera. Le suore giunsero in città a S. Chiara, nell’ex-monastero delle Clarisse, nel maggio del 1837. Nel ‘38 l’opera si ampliò con altri locali destinati, oltre che alla scuola d’infanzia, all’accoglienza di un gruppo di ragazze senza famiglia ed esposte ai pericoli dell’immoralità (che non avrebbero potuto accedere per età agli altri due orfanotrofi cittadini del Conventino e del Soccorso), a cui si aggiunsero poi le anziane sole e malate.

La prima vera e propria casa in Diocesi delle Figlie della Carità, che diventerà poi la casa madre, con annesso ospedale femminile e scuola per fanciulle povere, fu fondata in città (in Borgo San Leonardo, in via San Bernardino) nel 1849.

Già pochi anni dopo, nel 1863, l’Istituto compariva con diverse comunità presso i principali enti ospedalieri/di assistenza: nell’Ospedale Maggiore; nell’Ospedale neuropsichiatrico di Astino (già dal 1853); nella casa di Ricovero e in quella delle Convertite (già dal 1838). Così come in Provincia negli Ospedali riuniti di Romano (già dal 1850), di Calcinate (già dal 1852) e Gazzaniga (già dal 1854); nella scuola di carità di Sovere, nelle scuole femminili di Sarnico e anche nell’Orfanotrofio femminile di Caleppio e Romano.

Significativa del bene prodotto da questo Istituto in tutto il territorio lombardo, è la memoria liturgica delle due Sante, il giorno 18 maggio per le Diocesi di Brescia, Bergamo, Milano, fissata nello stesso giorno, per espressa volontà dell’Istituto insieme ai vescovi d’allora G. Tredici, A. Bernareggi e I. Schuster.

 

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