Antonio Maria Smolz, un artigiano della musica sacra in Monferrato
La produzione musicale del Maestro Smoltz per la Cattedrale
La produzione musicale del Maestro Smoltz per la Cattedrale
La figura di Antonio Smolz emerge dallo studio delle carte d’archivio relative a uno degli organismi che gravitavano intorno – e all’interno – del Duomo di Casale Monferrato, la Cappella Musicale: una struttura posta sotto il diretto controllo del Capitolo dei Canonici e costituita da una serie di musicisti e cantori (accanto ai solisti era presente il coro dei fanciulli che ricoprivano il ruolo di soprani e contralti), coordinati dal Maestro di Cappella.
Smolz ricoprì questo incarico per ben 45 anni, suonando l’organo durante le celebrazioni solenni, dirigendo cantori e musicisti, e componendo moltissimi brani per le principali feste liturgiche, per l’ingresso dei nuovi vescovi, per funerali solenni.
I convocati capitolari ottocenteschi permettono di immaginare – almeno in parte – come fosse regolamentata l’attività della Cappella Musicale in quel periodo, e quale fosse l’importanza che rivestiva questa istituzione per la vita liturgica della Cattedrale; purtroppo non conosciamo con esattezza il numero e il nome di tutti i suoi membri, ma grazie alle oltre 200 composizioni di Smolz conservate nel Fondo Musicale dell’Archivio del Capitolo possiamo supporre che in questo ensamble trovassero posto almeno un oboe, una viola, un violoncello e un fagotto, accanto all’organo, ai cantori solisti e al coro.
Nel 1854, Smolz segnalò al Capitolo la necessità di assumere nuovi cantori, proponendo che venisse creata una scuola di canto che avrebbe dovuto comprendere: «scuola di teoria, di solfeggio, di vocalizzazione con esattezza di dottrina e di pratica», a cui i Canonici dettero il loro benestare.
L’incarico di formare i fanciulli che sarebbero andati a rimpolpare le file del coro venne affidato al cantore Davide Sorisio e fu motivo di malumori, visto che lo stesso Smolz segnalò più volte le intemperanze di un altro membro della Cappella dovute a «evidente gelosia per l’opera prestata nell’istruire un coro di ragazzini». È in seguito a queste lagnanze che il 27 gennaio 1860 i Canonici approvarono quello che risulta essere il primo regolamento della Cappella Musicale, in cui si legge tra le altre cose che la direzione della Cappella era affidata al Canonico Albano – a cui Smolz dedicherà diverse composizioni –, che il Maestro Smolz era tenuto a dare una volta alla settimana un’ora e mezza di lezione agli allievi di canto e a produrre musica «nuova», e che se il Maestro era obbligato a suonare l’organo nelle Messe solenni, vi era un secondo organista – Carlo Ottone – deputato a suonare nei giorni feriali e a sostituire il Maestro in caso di assenza. Questo organista, inoltre, avrebbe accompagnato con il violoncello i cantori durante le processioni.
La composizione della Cappella Musicale era dunque variegata, e il suo corretto servizio era costantemente tenuto sotto controllo dal Capitolo, che in più di un’occasione intervenne per ammonire musicisti e cantori in caso di mancanze nella perfetta esecuzione dei loro doveri.
Alla luce dei resoconti dell’epoca, il ruolo di Antonio Smolz non fu quindi solo quello di musicista, compositore e insegnante, ma anche quello di mediatore tra i membri della Cappella e i Canonici: una figura rimasta fino a oggi quasi sconosciuta, ma che merita di essere valorizzata per l’apporto che diede alla vita artistica e devozionale della comunità cittadina, per quasi mezzo secolo.
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