La Cattedrale tra il marchesato paleolgo e il ducato gonzaghesco
Il cinquecentesco altare di Sant’Evasio
Il cinquecentesco altare di Sant’Evasio
MENU
Il primo altare dedicato al patrono Sant’Evasio venne costruito a seguito di un voto fatto della comunità casalese per chiedere la guarigione dall’epidemia di peste scoppiata nel 1521. In precedenza, le reliquie del santo erano conservate presso l’altare delle reliquie, posto vicino all’altare maggiore, da quando, nel 1403, Facino Cane le aveva recuperate ad Alessandria. Nel 1525 venne redatto il primo contratto tra i consoli casalesi e gli scultori Gian Giacomo della Porta, Cristoforo Lombardi e Agostino Busti detto il Bambaia “ingegneri della Fabbrica del Duomo di Milano”, per realizzare un altare con “ancona” e urna. Nell’atto sono descritti la struttura architettonica in marmo (di Saluzzo o del Lago Maggiore), con cornici e parti in pietra nera di Saltrio e statue e rilievi in marmo di Carrara, secondo un progetto che avrebbe avuto costo complessivo di seicento scudi d’oro. I lavori però si prolungarono ben oltre i due anni stabiliti, al punto che nel 1535 venne redatta una seconda convenzione con Busti e Lombardi per alcune aggiunte da farsi all’arca. In tale atto lo scultore Busti prometteva di spedire in Casale alcune statue e in particolare una Madonna, già realizzata da tempo, da collocarsi alla sommità dell’arca al posto di quella commissionata dai casalesi ma non ancora realizzata. La terza convenzione datata 1547 sanciva agli scultori il termine ultimo dell’opera entro il 1549, pena di 50 scudi, ma questo non avvenne: il Bambaia morì nel 1548, il Lombardi nel 1555 e soltanto nel 1563 lo scultore Ambrogio Volpi venne incaricato di assemblare e collocare sul basamento le varie parti dell’altare. Nel 1564 iniziarono i lavori di adattamento e di ristrutturazione della cappella, posta in fondo alla navata destra, ad opera del capomastro Filippo Bertolasio e sotto la direzione dell’architetto Bartolino Baronino (fratello del più famoso Bartolomeo). I lavori procedettero rapidamente e nel 1568 il vescovo Aldegatti descrisse la cappella con l’altare nella sua visita pastorale. Da questa descrizione e da quella di Monsignor Pascale del 1615 è possibile desumere e ipotizzare la struttura e la ripartizione dell’opera, con alcune differenze di descrizione e di attribuzione (Aldegatti cita una scultura di San Malliano che Pascale identifica invece con San Lorenzo, mentre San Natale risulta in posizioni differenti). Al centro dell’altare delimitato da due colonne laterali, era posta un’ancona formata da varie statue: al centro Sant’Evasio con ai lati San Rocco e Sant’Antonio Abate da una parte e San Sebastiano e San Bernardino da Siena dall’altra; al di sopra San Proietto, San Natale, San Lorenzo, al livello superiore l’arca del santo e sopra ancora la statua della Vergine con il Bambino; nella base dell’ancona i rilievi con le storie del Sonno e del Martirio di S. Evasio e, minori di dimensione, la Predica di S. Bernardino e l’Elemosina. Completava il tutto il tabernacolo di pietra raffigurante Cristo Crocefisso tra la Madonna, San Giovanni e la Maddalena, a volte utilizzato per conservare il reliquiario a busto d’argento, contenente il capo del santo, donato nel 1446 da Donna Giovanna da Montiglio. Davanti all’altare era collocato il frammento di colonna in marmo su cui secondo la tradizione venne decapitato il Santo Patrono, ora posto nel muro perimetrale accanto all’ingresso della cappella settecentesca. Nel 1576 l’altare di patronato municipale venne affidato alla Confraternita di Sant’Evasio già attiva in Cattedrale almeno dal 1523.
A seguito di un secondo voto fatto dalla comunità casalese per la fine dell’assedio del 1640 (per la guerra di successione del Monferrato), venne realizzato un secondo altare, in marmo nero con inserti in pietra e marmi policromi, su progetto dell’architetto Francesco Buono, attivo nel Duomo di Milano, che nel 1670 firmò un accordo con il Capitolo, con l’aggiunta di alcuni particolari progettati dal canonico Sebastiano Guala. L’opera doveva essere la nuova cornice in cui inserire, in ordine mutato, le statue cinquecentesche con l’aggiunta della storia della Liberazione di Casale nell’assedio del 1640 realizzata dal fratello dell’architetto Buono. I lavori terminarono nel 1676. L’altare seicentesco, ridotto a seguito dei restauri ottocenteschi, è ancora visibile al fondo della navata di destra e risulta oggi dedicato alla Madonna delle Grazie: contiene le statue cinquecentesche ascrivibili al primo altare, della Madonna con Bambino, di Sant’Antonio Abate e di San Bernardino. Le altre opere plastiche sono conservate nella sacrestia monumentale.
Please , update your browser