Chiesa di Sant’Antonio Abate e San Nicolò, Laives
Progetto pastorale e vita ecclesiale
Progetto pastorale e vita ecclesiale
L’abitato di Laives conosce nel corso del Novecento un’espansione consistente.
Fino agli inizi del secolo il paese era costantemente interessato dalle piene del fiume Adige che ne rendevano il territorio poco salubre e abitabile.
Con la realizzazione degli argini del fiume iniziano a trasferirsi qui famiglie contadine provenienti da tutto il Tirolo, sia di lingua tedesca che italiana.
Nel corso del XX secolo, inoltre, la sua posizione prossima alla città di Bolzano -polo amministrativo e industriale di riferimento- fa sì che molti nuovi abitanti -prevalentemente di lingua italiana- lo scelgano quale luogo di residenza.
Così, dai 2500 abitanti del 1900, Laives passa ai 14000 del 1990. Ma soprattutto passa da piccolo borgo contadino a cittadina a cui però mancano i servizi e soprattutto un centro aggregatore. A questo ruolo supplirà per decenni la Parrocchia i cui spazi sono tuttavia piuttosto limitati e che deve fare i conti, d’altra parte, con la polarizzazione della comunità tra i gruppi linguistici che la compongono.
Negli anni andranno delineandosi due strutture parrocchiali parallele, una di lingua tedesca e una italiana, che faranno valutare, negli anni Settanta, l’opzione di realizzare una nuova chiesa destinata unicamente alla comunità italiana per dotare così ciascuno di due gruppi di uno spazio liturgico proprio.
La chiesa esistente, infatti, era da tempo ritenuta insufficiente: nasceva come chiesetta a servizio di un piccolo paese di campagna e, sebbene in passato rivestisse un ruolo importante nel territorio locale quale stazione di pellegrinaggio verso il Santuario di Pietralba, non è adeguata per la dimensione che la comunità ha raggiunto. Essa stessa è il risultato di progressivi ampliamenti dovuti all’espandersi del paese: la chiesa così come si presentava prima dell’intervento è ampliamento del 1852 di un precedente edificio risalente al XIII secolo, limitato alla sola abside.
La capacità di mediazione dei Parroci che si sono succeduti oltre alla presenza nella società civile di un clima che progressivamente era sempre più orientato al dialogo e alla condivisione tra gruppi favorisce la ricerca di una soluzione condivisa che farà presto convergere tutti verso la realizzazione di una nuova chiesa adeguata ad accogliere la comunità nel suo insieme.
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