Chiesa di Santa Maria in Augia, Bolzano

Progetto liturgico e programma iconografico

Progetto liturgico e programma iconografico

La sobrietà dell’aula liturgica risente dell’influenza mitteleuropea che fa parte del retaggio dei progettisti la quale, unitamente alle ristrettezze imposte dal limitato budget economico, ha orientato a privilegiare un linguaggio estremamente essenziale fondato su una spazialità luminosa ma estremamente povera.

Tutti gli spazi del centro pastorale sono pensati in continuità: il sagrato coperto e sopraelevato ne è cerniera raccontando di un continuum tra l’azione liturgica e la vita conviviale della comunità parrocchiale che si raduna e si incontra dopo la celebrazione dell’Eucaristia. L’idea di raccoglimento e partecipazione dell’assemblea alla celebrazione è tradotta anche nel modo in cui essa è disposta e organizzata nell’aula liturgica, ad arco di cerchio, senza percorso centrale in modo da favorire un più stretto dialogo tra sacerdote e fedeli, assecondando le lezione di Wiedemann che Abram ha appreso negli anni dei suoi studi a Monaco.

La partecipazione e la prossimità del Sacro all’umano sono i medesimi criteri alla base del progetto iconografico di Lois Anvidalfarei, ladino della Val Badia. Il tema centrale del suo ciclo di opere per Maria in der Au è il dono, il donarsi di Cristo per l’uomo fino a perdere la propria vita per lui. Ed è da questo concetto che scaturiva la scelta di declinare tutti i poli liturgici a partire dall’interpretazione dell’immagine del Crocifisso da lui scolpito: Cristo è nudo, appoggia i piedi a terra, toccando lievemente il gradino del presbiterio ed è senza braccia e senza mani. “Un Cristo popolare, con le punte dei piedi che toccano appena a terra, una colonna tra cielo e terra, tra il divino e l’umano”: così nelle parole dell’artista.  Le mani non ci sono perchè sono trasposte negli altri poli liturgici. Le mani sorreggono l’altare, una tavola pesante in pietra poggiata sulle punte delle dita, una spessa lastra in marmo che racconta del Sacrificio e della sua preziosità che però tocca terra in modo dolce, sussurrato, dicendo della delicatezza dell’incontro tra Dio e l’uomo. Le mani conformano l’ambone, reggendo la Parola, portandola in alto. Le mani custodiscono il tabernacolo, una sfera che rappresenta il mondo che accoglie e riceve il Dono: all’interno, dorato, il corpo di Cristo. Il Crocifisso non è stato però realizzato in quanto giudicato non adeguato da parte degli organismi diocesani ed è stato sostituito con una Croce proveniente dal patrimonio della Diocesi.

Rispetto al progetto architettonico, l’artista sceglie inoltre di spostare il fonte battesimale dalla cappella circolare, così trasformata in cappella feriale, all’ingresso. Il fonte battesimale, in marmo di Lasa, la cui forma allude al grembo materno della Chiesa, è anche acquasantiera e ricorda ai fedeli convenuti la loro comune appartenenza a Cristo attraverso il Battesimo.

Contestualmente alla realizzazione della chiesa, per riannodare il legame con il limitrofo monastero medioevale di Maria in der Au, fondato dalla badessa Matilde de Valey e presto abbandonato perchè soggetto alle costanti piene dell’Isarco, il collettivo Gruppe Gut realizza due vetrate grafiche che, tramite simboli e iscrizioni, accennano alla sua storia. Inoltre, siccome Maria è qui liturgicamente venerata con il titolo di “Madonna del buon consiglio”, don Karl Gruber ha donato una piccola pala proveniente da una chiesa dismessa in Austria che è stata ubicata presso l’ingresso.

Nel 2005 l’artista Ursula Huber, di Appiano, viene incaricata di realizzare un ciclo di vetrate colorate che vengono posizionate in luogo delle precedenti, lungo le pareti perimetrali. L’artista, nel corso di cinque anni, realizza un’opera ampia, estesa sia alle vetrate basamentali che a quelle sommitali, dedicata alla “Via della croce”. La successione delle scene racconta episodi della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù -alternati a vicende bibliche in una sequenza metatestuale- mettendo in luce alcuni aspetti e personaggi salienti, soprattutto tramite l’uso del colore, prevalentemente l’azzurro e il giallo, simboleggianti  l’ascesa dell’anima verso Dio, quindi il cammino delle virtù che si innalzano sulle cose di questa terra verso l’incorruttibilità del cielo.

La cappella originariamente destinata a battistero è ora usata come cappella feriale: a pianta circolare, è accessibile anche dall’aula liturgica oltre che dal corridoio di ingresso e, sebbene da progetto la sua organizzazione fosse ad impianto centrale -assecondando la sua forma-, essa è ora in fase di riallestimento secondo uno schema più tradizionale. A fianco alla cappella feriale si trova l’organo con lo spazio per il coro mentre, sul lato opposto rispetto all’ingresso, sono ubicate due piccole stanze destinata alla penitenzieria. 

 

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