Chiesa di Santa Maria in Augia, Bolzano

Processi e contesti

Processi e contesti

La realizzazione del centro pastorale e della chiesa di Maria in der Au fanno parte del più ampio piano attuativo per la riurbanizzazione del quartiere delle Semirurali avviato nel 1978, coordinato dall’Istituto provinciale per l’edilizia sociale (Ipes). In particolare, l’individuazione di un’area per servizi collettivi viene prevista dal masterplan sviluppato a seguito del concorso di progettazione bandito nel 1981 e assegnato allo studio di architettura inglese Darbourne & Darke. Il piano prevedeva un insediamento fatto di case basse e dense con al centro una piazza circondata da edifici pluripiano e dalle attrezzature collettive a disegnare uno spazio urbano di cerniera tra il nuovo quartiere e le parti di città già esistenti, tra cui la limitrofa chiesa di Don Bosco. A causa di uno screzio tra la committenza e lo studio inglese, ultimate le casette da loro progettate e seguite sino all’avvenuta realizzazione, la piazza e i servizi vengono assegnati ad altri progettisti coinvolgendo, come era prassi in quegli anni, i secondi e terzi classificati al concorso.

La progettazione dei servizi, nella fattispecie, viene incaricata allo studio Abram & Schnabl Architekten, di Bolzano, con all’attivo numerose esperienze nell’ambito dei lavori pubblici e con un curriculum di respiro internazionale, prevalentemente orientato al mondo tedesco. Zeno Abram (1940-), in particolare, aveva studiato a Monaco negli anni del secondo Dopoguerra frequentando i corsi tenuti dai protagonisti di quel tempo, tra cui quello di Architettura sacra presso la cattedra di Josef Wiedemann, progettista di numerose chiese in area bavarese. Rientrato in Alto Adige aveva lavorato con Othmar Barth prima di associarsi a Heiner Schnabl insieme al quale prosegue la frequentazione del dibattito architettonico d’Oltralpe.

L’avvio della progettazione apre la questione relativa a quali servizi di interesse collettivo integrare in questo centro. La Parrocchia, per parte sua, tramite l’istituzione di un comitato e la grande energia del parroco, don Josef Profanter, perora presso l’Ipes la necessità di realizzarvi la una nuova chiesa e alcuni spazi per la comunità parrocchiale di lingua tedesca, anche in ragione della nuova composizione linguistica e culturale che il quartiere stava assumendo. 

Si capisce ben presto che, anche per la situazione politica del tempo, non sarebbe stato possibile realizzare la chiesa come edificio autonomo, non da ultimo vista la prossimità della chiesa di Don Bosco. Inoltre la stessa Diocesi pone alcune riserve rispetto alla realizzazione di una chiesa per i fedeli di lingua tedesca che avrebbe suggerito, in un momento in cui faticosamente si stava raggiungendo una convivenza collaborativa tra i gruppi, un ritorno alla separazione e alla contrapposizione. La Parrocchia risponde a questi dubbi dimostrando la volontà di continuare a lavorare assieme, proponendo il nuovo centro pastorale come parte di una rete territoriale che potesse soddisfare la necessità di un luogo di incontro e riferimento senza rinunciare al dialogo e alla condivisione. Il Parroco, inoltre, rimarca in seguito questo intento rendendo disponibili come abitazioni sociali gli alloggi a lui destinati, continuando a vivere assieme agli altri sacerdoti della Parrocchia matrice.

Come si è visto, dal punto di vista della composizione architettonica, la soluzione raggiunta quindi è stata quella di integrare la chiesa e le opere parrocchiali dentro un edificio polifunzionale che si sarebbe dovuto completare a sud con le scuole elementari e medie. A partire da un impianto planimetrico rimasto sostanzialmente invariato, numerose sono le varianti proposte dai progettisti che vedono, nel tempo, un aggiornamento linguistico e l’elaborazione di alcune soluzioni alternative per l’introduzione di un elemento alto -campanile, vela, tiburio- che avrebbe potuto permettere una migliore riconoscibilità della chiesa nel tessuto urbano. Sia per ragioni economiche che di convenienza -dato che l’ente committente era l’Ipes, un istituto per le case popolari, laico- il campanile viene stralciato preferendo la realizzazione di una vela triangolare e di un tiburio leggermente rialzato.

Gli anni ‘90 vedono un ulteriore variante che semplifica alcuni apparati decorativi ormai datati, fino ad arrivare all’inizio dei lavori nel 1997 e alla loro ultimazione e consacrazione della chiesa nel 2000.

Durante la costruzione del progetto viene bandito un concorso di progettazione per la realizzazione dei poli liturgici, vinto da Lois Anvidalfarei, che interpreta lo spazio della chiesa proponendo alcune variazioni rispetto alle previsioni iniziali. Anche nel caso di Maria in der Au contribuiscono significativamente allo sviluppo del progetto sia il Direttore del diocesano Ufficio Beni culturali, don Karl Gruber, che il liturgista p. Ewald Volgger OT. 

 

Progetto liturgico e programma iconografico

Dati generali

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