Chiesa della Visitazione della B. V. Maria (San Michele), Appiano
Caratteri architettonici
Caratteri architettonici
Il nucleo originale della chiesa è stato costruito nel 1640 ed è costituito da un edificio di pianta rettangolare, a navata unica coperta a botte con un abside a terminazione piana.
All’esterno la chiesa è riconoscibile per il suo spiovente tetto a capanna ed è dotata di un piccolo campaniletto in legno -della tipologia nota in ambito germanico come Dachreiter– situato in corrispondenza dell’abside. Sul lato ovest si trova il chiostro del convento a cui la chiesa è collegata attraverso la sacrestia.
Davanti alla chiesa si trova un sagrato, ombreggiato da alte alberature, riparato dalla strada tramite una successione di muri intonacati che lo rendono uno spazio protetto e riservato.
Lo stato attuale della chiesa è il risultato di due interventi succedutisi nel corso del Novecento.
Il primo intervento risale al 1967, a seguito dell’acquisizione della proprietà della chiesa da parte della Parrocchia, è stato progettato dall’arch. Karl Riffeser e ne ha previsto l’ampliamento sul lato est con la realizzazione di una nuova ala coperta da un’ampia falda inclinata, dotata di un proprio ingresso anch’esso affacciato sul sagrato; la connessione di tale ampliamento con la navata principale tramite la demolizione di una parte del muro perimetrale e la sua sostituzione con travature e pilastri metallici; la realizzazione di un soppalco sopra all’ingresso; l’adeguamento liturgico secondo le indicazioni conciliari; la collocazione di un grande organo sul fondale dell’abside. A seguito di tali lavori la chiesa si presentava come una sommatoria di spazi -antichi e nuovi- funzionali ad ospitare il maggior numero possibile di persone con tuttavia notevoli problemi di fruibilità soprattutto per chi sedeva nell’ampliamento laterale e non era veramente coinvolto nell’azione liturgica.
Il secondo intervento è stato realizzato a partire dal 2013 su progetto di Messner Architects (David e Verena Messner, figli dell’artista Franz Messner inizialmente coinvolto dalla Parrocchia) e ha avuto come tema centrale l’integrazione e l’armonizzazione della spazialità dell’intera chiesa. Questo è stato reso possibile attraverso l’impiego di un linguaggio unitario e dinamico che ha valorizzato sia la parte storica che l’ampliamento più recente e ha inteso creare all’interno della chiesa un’atmosfera che favorisca un clima adeguato alla celebrazione liturgica, alla preghiera e al raccoglimento personale. Lo spazio dell’assemblea è stato reso più fluido attraverso l’eliminazione dei pilastri che dividevano la navata dall’ampliamento degli anni Sessanta; l’avanzamento del presbiterio che, prominente, è ora al centro dell’azione liturgica; la riorganizzazione dell’area presbiteriale; il rinnovo del linguaggio architettonico complessivo attraverso l’uso delle tonalità del bianco e di materiali e colori chiari che fanno risaltare i nuovi poli liturgici e le opere d’arte provenienti dal patrimonio della Parrocchia nonchè la vetrata colorata di Georg Müller realizzata negli anni Settanta, prima poco integrata nella spazialità dell’aula. Inoltre il progetto ha valorizzato l’ingresso laterale che si configura ora, nelle intenzioni, come vero e proprio atrio principale da cui, entrando, è inquadrata la settecentesca Pietà, in passato collocata sulla facciata della chiesa alpestre che sovrasta il paese.
Il principale gesto architettonico che contraddistingue l’intervento è il progetto del pavimento: la nuova superficie pavimentale, in pietra calcarea, ricopre tutta l’aula liturgica ed è percorsa dalle linee fluide dei giunti di dilatazione in ottone che legano tra loro gli spazi, resi omogenei da questa scelta unitaria d’insieme. Le stesse linee sinuose disegnano il profilo della scalinata che sale all’area presbiteriale e poi al coro, situato alle spalle dell’altare.
Lo stesso approccio materico e cromatico è alla base del restyling della copertura a falda unica dell’ampliamento e del soppalco sopra l’ingresso.
L’intervento comprende anche la realizzazione dei poli liturgici e di altri arredi liturgici (acquasantiera, bacheca per indicazione canti, albi parrocchiali, …) -oltre alla ricollocazione delle opere d’arte già presenti- che si configurano quali parti integranti di un progetto architettonico e artistico organico.
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