Chiesa della Regina Pacis, Bolzano
Processi e contesti
Processi e contesti
L’individuazione dell’area per realizzare il nuovo complesso parrocchiale, non previsto dalla pianificazione urbana, passa attraverso la valutazione di numerosi siti fino all’individuazione del vigneto di pertinenza del maso Mariaheim, proprietà dei Canonici regolari lateranensi di Novacella, con i quali viene avviata una trattativa per la cessione di una porzione del loro fondo.
Acquisita l’area, nel 1951, viene incaricato della progettazione l’ing. Paolo Candelpergher -originario di Rovereto (Trento) ma a partire dal secondo Dopoguerra attivo a Bolzano- che, tra il 1952 e il 1953, redige un primo progetto sottoposto al vaglio della Commissione edilizia comunale e della Pontificia commissione centrale per l’arte sacra in Italia. Approvato, viene sottoposto al Ministero Lavori pubblici ai fini dell’iter per il finanziamento secondo la Legge 18.12.1952 n. 2522 (“Concorso dello stato nella costruzione di nuove chiese”). Le risorse a disposizione tuttavia coprivano solo la realizzazione del grezzo e la Parrocchia non disponeva di altri patrimoni. Pertanto il progetto prevede sin dall’inizio che la chiesa sarà realizzata nelle sue parti essenziali demandando a fasi successive il completamento dell’opera. Nel corso dei lavori vengono reperiti i fondi per le finiture minime indispensabili all’uso della chiesa e per i poli liturgici. La prima pietra è benedetta il 16 maggio 1955 e i lavori di costruzione terminano nel giugno 1956 mentre la consacrazione avviene il 26 maggio 1960, essendo presieduta da mons. Heinrich Forer, vescovo ausiliare di Trento.
Nei decenni successivi, in tempi diversi, vengono realizzati gli intonaci, tanto che la facciata è rimasta in sassi a vista sino alla fine degli anni Ottanta.
Nel 1990 Albert Mellauner viene incaricato della decorazione di facciata e, negli anni Duemila, il parroco don Olivo Ghizzo coinvolge l’artista brianzolo Sante Pizzol per l’elaborazione di un concetto artistico declinato, in più fasi, nella realizzazione delle vetrate, dei portali e nella decorazione dell’abside. Lo stesso Parroco, sempre negli anni Duemila, promuove l’ultimo adeguamento liturgico, preceduto da altre sistemazioni provvisorie sempre attuate reimpiegando l’altare originario.
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