I Padri della Chiesa nella Diocesi di Caltagirone

San Girolamo

San Girolamo

La devozione al Santo, Padre, e Dottore della Chiesa con decreto del 1298, sembra avere a Caltagirone datate ascendenze.

Alla fine del Cinquecento la figura di San Girolamo aveva acquisito nuove valenze e una rinnovata importanza: dalle disposizioni tridentine la sua Vulgata in latino, nella accurata revisione del 1593, denominata Clementina, venne proclamata la sola versione pienamente ortodossa e universale della Bibbia.

Nella chiesa Matrice di Caltagirone un altare è dedicato a San Girolamo, anche se le articolate vicissitudini legate al sisma del 1693 ed al crollo del campanile del 1762 ne hanno alterato la disposizione originaria.

Il gesuita Francesco Aprile nel manoscritto redatto ante 1710 e intitolato Notizie sagre delle Chiese e Case religiose fondate nella Gratissima città di Caltagirone, indicava l’altare dedicato a San Girolamo, amministrato dalla famiglia Barbitti, esistente nel 1624, quando veniva completato l’ampliamento della navata sinistra.

Nel Liber Visitationis custodito presso l’Archivio della Diocesi di Siracusa (di cui Caltagirone faceva parte fino al 1816) è descritta la visita effettuata dal vescovo siracusano Don Francesco Fortezza, avvenuta il 3 giugno del 1683 nella chiesa Matrice di Caltagirone, dove viene elencato tra gli altri l’altare di San Girolamo. Nel volume della Curia Vicariale intitolato Inventari e riveli di benefici e cappellanie dell’anno 1774, compilato per richiesta del Vescovo di Siracusa GB. Alagona, viene citato l’altare dedicato a San Girolamo. Il dipinto presente nell’inquadramento scenografico dell’altare, raffigura la Comunione di San Girolamo, una copia del dipinto realizzato dal Domenichino tra il 1611 e il 1614, legato a modelli del Classicismo cinque-secentesco, realizzato dal pittore caltagironese Giuseppe Vaccaro nel 1823.

La Comunione di S. Girolamo del celebre pittore bolognese, aveva suscitato ampio consenso rientrando nel novero dei capolavori dell’arte italiana. L’opera traeva, ispirazione da un dipinto di identico soggetto del maestro di Domenichino, Agostino Carracci creato dieci anni prima, che divenne oggetto di una elogiativa descrizione in uno dei trattati che conobbe ampia fortuna e la massima diffusione in Italia: le Vite dé pittori, scultori et architetti moderni, di Giovan Pietro Bellori edito nel 1672.

All’interno della Diocesi di Caltagirone San Girolamo venne raffigurato insieme agli altri Padri della Chiesa Sant’Agostino, San Gregorio Magno e Sant’Ambrogio, tra 1740 – 1760 nella chiesa di Santa Margherita a Licodia Eubea.

Altre opere sono presenti nella Chiesa di San Francesco d’Assisi a Caltagirone, dove Giuseppe e Francesco Vaccaro realizzarono un dipinto che raffigura San Girolamo nello studio nel 1837, secondo canoni iconografici propri dei Dottori della Chiesa seduto allo scrittoio con il libro aperto, circondato dagli strumenti del sapere.

 

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