I volti nella politica e nella società

Luigi Anelli: politico, pensatore, storico e letterato

Luigi Anelli: politico, pensatore, storico e letterato

Abate Luigi Anelli

Nato a Lodi il 7 gennaio 1813, Luigi Anelli è entrato in seminario nel 1825 e qui ha compiuto studi teologici, filosofici e letterari (come testimoniano i registri del Clericorum Census). A seguito dell’ordinazione nel 1835, raggiunge una serie di eccellenti risultati come uomo di cultura: professore giovanissimo di Umanità al Ginnasio di Lodi, poi di filosofia al Liceo, direttore della Biblioteca Comunale, pubblicava negli stessi anni la traduzione di dieci orazioni di Demostene, con una prefazione – nella quale, sotto il velo della Grecia, di Filippo e dei Macedoni è trasparente l’allusione all’Italia e agli Austriaci – che vale come prima testimonianza del suo orientamento in senso liberale e patriottico.

 

Politico, pensatore, storico e letterato

Compiuta la sua maturazione politica nella direzione di un repubblicanesimo non senza influenze mazziniane, nel ’48, dopo le Cinque Giornate e la liberazione della Lombardia, viene scelto quale rappresentante di Lodi e Crema in seno al governo provvisorio dell’8 aprile. Dopo il ritorno degli Austriaci a Milano si reca in esilio a Nizza, fino al 1859, tenendosi lontano dalla politica militante e dedicandosi prevalentemente agli studi storici: sono di quegli anni i primi due volumi della Storia d’Italia dal 1814 al 1850, poi divenuti quattro e sei volumi in due successive edizioni.

Tornato a Lodi dopo la guerra, è portato candidato nel collegio della sua città natale ed eletto deputato il 29 marzo 1860: alla Camera siede all’estrema sinistra e prende la parola il 29 maggio 1860 per protestare contro la cessione alla Francia di Nizza e della Savoia in un discorso che non riesce pronunciare integralmente. Perso l’appoggio dei suoi elettori, l’abate Luigi Anelli abbandona di nuovo la vita politica e si ritira a Nizza per immergersi nuovamente negli studi storici.

In questi anni al centro degli interessi c’è la storia del cristianesimo: nascono così i volumi della Storia della Chiesa, per un vecchio cattolico italiano, nei quali il Vangelo è sempre la luce eterna del mondo e la Chiesa incrollabile, per quanto papato e clero tralignino. L’opera, posta poi all’Indice, fu praedamnata, e l’autore per non uscire dalla Chiesa, accettò la proscrizione.

Del suo interesse sempre vivo per la vicenda politica dell’Italia contemporanea è testimonianza anche uno scritto composto nel 1880 e pubblicato soltanto nel 1929 con il titolo I sedici anni del governo dei moderati (1860-1876): in queste pagine, dà sfogo ai sentimenti di delusione, di insoddisfazione comuni, nei primi decenni post-unitari, a molti uomini della sinistra radicale e del vecchio partito d’azione per quello che essi giudicavano un tradimento degli ideali risorgimentali, uno scadimento del costume politico, un abbassamento morale del paese.

Della vocazione di moralista sono infine documento alcuni suoi scritti pedagogici: La morale ai giovani ossia l’uomo educato alla virtù, dedicata al mutuo soccorso nelle campagne, e Verità e amore, considerazioni filosofiche e morali.

In conclusione, «la vita dell’Ab. Anelli mostrò il segno di difficoltà in lui acuite dal groviglio delle situazioni a cui lo portarono i tempi. Repubblicano fervente, fu personaggio di spicco in un Risorgimento che favorì la monarchia, sacerdote onesto e coerente, visse in tempi non maturi a capire l’inopportunità del potere temporale per l’annuncio dell’Evangelo. Intellettuale per vocazione, ebbe responsabilità in politica, con occhio non addestrato a superare trame e maneggi fatalmente connessi con questo settore della prassi. Fu un grande, tuttavia, per acutezza di ingegno e indubbia onestà» (Cremascoli in Lodi. La storia dalle origini al 1945).

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