Val Sesia
Benedetto – Aranco di Borgosesia
Benedetto – Aranco di Borgosesia
La parrocchia di Aranco entrò in possesso del corposanto di Benedetto grazie all’interessamento di un sacerdote originario del posto, don Giuseppe Milanone che, nel 1687, avanzò richiesta del corpo di un martire romano a monsignor Giuseppe Eusanio, noto Sacrista Pontificio in quegli anni e gli fu concesso quello battezzato con il nome di Benedetto. La data indicata per la consegna delle reliquie, estratte dal complesso cimiteriale di Calepodio, è il 28 gennaio 1687, ma soltanto il 14 luglio del 1692 vennero portate nella curia di Novara per il loro ufficiale riconoscimento e l’autorizzazione ad esporle alla pubblica venerazione.
Trascorse ancora un anno prima che il corposanto potesse fare il suo ingresso nella comunità cui era destinato; il 18 agosto del 1693, le ossa vennero consegnate al frate cappuccino Giovanni Battista Turcotti di Varallo perché le riassemblasse in forma di scheletro umano. Il risultato della sua abile mano è tutt’ora visibile: il corposanto non è stato ricoperto di cera in epoca successiva, ed appare tutt’ora nella forma conferitagli dal religioso. Lo scheletro è rivestito da un ricco abito da milite romano, realizzato in stoffa rossa, le mani sono inserite in guanti mentre nei piedi porta due scarpe di stoffa bianca ricamata con ricche decorazioni. Queste calzature, inusuali per l’abbigliamento di un corposanto, vennero donate nel 1953 dal vescovo di Pinerolo monsignor Binaschi, che in quell’anno fu chiamato a predicare il triduo in onore della Madonna del Carmelo. La solenne accoglienza della ricostruita reliquia avvenne l’ultima domenica di agosto del 1693, con il solennemente trasporto processionale per le vie del paese.
Per la conservazione del corpo di Benedetto venne trasformata la cappella di San Giuseppe, realizzando un’apertura che potesse accogliere la ricca urna, immaginata sotto ad un sontuoso padiglione aperto da due angeli e culminante in una corona, in uno spazio animato dalla presenza di altri putti ed arricchito di decorazioni floreali: un superbo allestimento in stucco realizzato secondo i tipici canoni del gusto barocco. La cassa è attribuita all’abile mano dello scultore Francesco Vimnera e venne interamente offerta dallo stesso don Giuseppe Milanone e dai suoi fratelli Pietro e Lorenzo.
La devozione nei confronti del nuovo santo conobbe fasi alterne lungo i trecento anni trascorsi dal suo arrivo; se la festa dell’ultima domenica di agosto era celebrata ogni anno senza particolare solennità, in alcune occasioni la comunità dedicò più grandi festeggiamenti in onore di Benedetto, chiamando predicatori di fama, organizzando celebrazioni religiose che sono testimoniati nella documentazione d’archivio e nelle cronache locali.
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