La stagione "lombarda" nel Levante Genovese

Lorenzo Fasolo, Gesù Cristo deposto dalla croce

Lorenzo Fasolo, Gesù Cristo deposto dalla croce

Autore: Lorenzo Fasolo
Titolo: Gesù Cristo deposto dalla croce
Data: 1508
Materia e tecnica: olio su tavola
Misure: 260 x 150 cm
Collocazione: Chiavari, chiesa di Santa Chiara e San Bernardino

Quando nel 1508 Lorenzo Fasolo viene chiamato a realizzare la pala da porre sull’altare maggiore, nella chiesa di San Bernardino si respirava ancora l’odore della calce fresca. Il luogo di culto era stato completamente ricostruito e, sebbene i lavori fossero partiti nel 1500, il cantiere sarebbe rimasto aperto ancora per qualche anno, visto che la consacrazione dell’edificio avvenne soltanto nel 1511.

“MDCCCCCVIII DIE XXX SETEMBRIS HOC OPUS FECIT FIERI VINCENTIUS DE RIPAROLIA Q(UONDAM) D(OMINI) PETRI AD HONOREM DEI ET BEATE VIRGINIS M(ARI)E MATER MISE(R)ICORDIE”: questo recita l’iscrizione contenuta nel cartiglio che corre lungo il bordo inferiore del dipinto, fornendoci alcuni dati particolarmente interessanti. Oltre alla data di esecuzione del dipinto – 30 settembre 1508 – ci svela infatti il nome del committente, Vincenzo Rivarola. Membro di una famiglia che aveva fatto la propria fortuna grazie all’attività notarile, il nobiluomo era particolarmente legato alla spiritualità francescana. Era stato lui a promuovere la ricostruzione della chiesa di San Bernardino e a patrocinare l’adozione della regola francescana da parte delle monache dell’annesso convento, quindi non stupisce che metta mano ai cordoni della borsa per sovvenzionare l’immagine sacra destinata a troneggiare sull’altare maggiore.

Lorenzo Fasolo escogita una composizione serrata, quasi asfissiante. I personaggi si incastrano riempiendo tutto lo spazio disponibile e relegando sullo sfondo il paesaggio luminoso e attentamente delineato che funge da ambientazione. Tutto avviene sulla ribalta dei primissimi piani. In una tavolozza dai colori tendenzialmente freddi e poco luminosi, il pittore si concede un solo tono acceso, il giallo, mentre il rosso viene depotenziato adottando una smorta tonalità mattone.

Il corpo esanime di Gesù, appena rimosso dalla croce ormai vuota, è assoluto protagonista. Rigido, caratterizzato da un’anatomia forzata, il Salvatore è adagiato sulle ginocchia della Madre che lo espone alla venerazione di un nutrito contingente di santi. Nicodemo e Giuseppe di Arimatea – che si erano occupati della deposizione in prima persona -, una delle pie donne e san Giovanni Battista sono relegati in secondo piano dai santi francescani: il poverello di Assisi, Antonio di Padova ma soprattutto Bernardino e Chiara che, in quanto titolari della chiesa, vengono opportunamente schierati in primo piano.

L’atteggiamento di adorazione dei beati viene condiviso da una serie di personaggi di dimensioni minori, che affollano la porzione inferiore disponendosi in due gruppi distinti. Se da una parte si riuniscono le monache del convento capeggiate dalla badessa, dall’altra parte si trova Vincenzo Rivarola, che si guadagna un posto in prima fila insieme alla consorte e a un nutrito numero di figli.

La composizione un po’ retrò fa guadagnare all’opera leggibilità. Non mancano poi veri e propri pezzi di bravura, come l’ostensorio dorato, tradizionale attributo di santa Chiara, che in questo caso si incunea tra la sua proprietaria e la Vergine, poco sotto le gambe di Cristo.

 

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