La stagione "lombarda" nel Levante Genovese
Bernardino Fasolo, Madonna del Buon Viaggio
Bernardino Fasolo, Madonna del Buon Viaggio
Titolo: Madonna del Buon Viaggio
Materia e tecnica: tempera su tavola
Misure: 135 x 62 cm
Non è semplice intuire la storia che si cela dietro la Madonna del Buon Viaggio osservandola appesa alle pareti bianche della “sala delle tavole” del Museo Diocesano di Chiavari.
Oggi il visitatore che esplora la collezione è spinto a vedere il manufatto essenzialmente come un’opera d’arte. Grazie all’illuminazione ne può apprezzare con calma i valori estetici e grazie ai confronti con le altre tavole presenti nella sala può comprendere il posizionamento dell’opera nel cammino che segna l’evoluzione della pittura ligure del Quattrocento. Non sono state però la “bellezza” o l’importanza storico-artistica a garantire la sopravvivenza di questa immagine, bensì la sua funzione devozionale.
Per comprenderla dobbiamo portare indietro l’orologio di una cinquantina d’anni, quando la tavola non era affatto un dipinto da museo ma era un oggetto profondamente venerato, installato nella cappella di testa della navata destra della chiesa di San Nicolò dell’Isola, sul promontorio di Sestri Levante. Qui, per secoli, l’immagine mariana fu meta di un continuo pellegrinaggio. Infatti i marinai, prima di intraprendere il viaggio per mare, spesso si recavano a pregare di fronte all’effigie. Poco dopo il 1755, questa venerazione spinse il vescovo di Brugnato Domenico Tatis ad istituire una vera e propria festa liturgica dedicata alla Madonna del Buon Viaggio.
La tavola doveva far parte di una macchina d’altare più ampia, forse un polittico, poi smembrata. Per rispondere alle esigenze del culto, nel corso del tempo, è stata ridipinta, aggiornata, arricchita con corone e aureole a rilievo sulle teste dei protagonisti; tutti elementi che sono stati rimossi durante il restauro del 1990.
Oltre ad essere stata privato degli altri scomparti che lo accompagnavano, il manufatto è stato probabilmente tagliato su più lati: ciò che oggi vediamo è solo una porzione dell’inquadratura originaria pensata dal pittore. Due lembi di un baldacchino si scostano per rivelare la Vergine seduta su un basamento marmoreo, con il Bambino in braccio. Lo sguardo di Maria, abbassato e assorto, è percorso da una malinconia che sembra già contenere la consapevolezza del tragico destino del Figlio. Il Bambino, atteggiato in una posa particolarmente articolata, si volta lateralmente nel gesto della benedizione, rivelando una cura nella costruzione del corpo che mostra tutta l’attenzione dell’artista alla resa della tenera fisicità infantile.
Sul piano attributivo, il linguaggio dell’opera ha subito orientato gli studi verso l’ambito della bottega dei Fasolo, con un’iniziale proposta di assegnazione a Lorenzo, attivo a Sestri Levante e dintorni tra il 1511 e il 1514 per la realizzazione di un’ancona nel convento dell’Annunziata e di un polittico per la parrocchiale di Bargone, oggi perduti. Tuttavia, nella nostra tavola si avverte una morbidezza estranea alle figure taglienti del maestro: la delicatezza dei volti, la consistenza delle carni del Bambino, la “temperatura” dei gesti, la resa dei riccioli biondi e la foggia della capigliatura di Maria divisa in due da una netta scriminatura centrale suggeriscono una mano diversa, probabilmente quella di Bernardino Fasolo, figlio di Lorenzo, la cui opera si distingue proprio per una maggiore dolcezza formale e una più morbida modulazione della luce e dei volumi.
Please , update your browser