Il Beato Don Giuseppe Beotti: carità e sacrificio
La chiesa di Gragnano Trebbiense custodisce le spoglie del beato Don Giuseppe Beotti
La chiesa di Gragnano Trebbiense custodisce le spoglie del beato Don Giuseppe Beotti
La chiesa di Gragnano Trebbiense, che vide la prima messa di Don Beotti, è dedicata a San Michele Arcangelo.
Una chiesa nel luogo in cui si innalza l’attuale è citata già in un documento del 1132 ove è testimoniata la sua dipendenza dalla plebana di Tuna. La nuova chiesa fu costruita tra 1690 e 1700.
La facciata (1820) neoclassica è a capanna, su due ordini, tripartita e rinserrata agli angoli da lesene, presenta una trabeazione in aggetto decorata con triglifi. Tra le lesene centrali si apre l’unico portale, a luce rettangolare, al di sopra del quale il dipinto raffigurante l’
arcangelo Michele è opera di Trento Longaretti. Il campanile sorge sul lato sinistro, a pianta quadrata, su tre ordini, con una cella aperta sui quattro lati da bifore a tutto sesto. La copertura è a tamburo ottagonale, con cupola e lanternino.
L’interno ad aula unica voltata a botte e percorsa da archi a tutto sesto trasversali in corrispondenza delle campate, presenta due cappelle per lato, dedicate al Bambino di Praga e alla Madonna (a sinistra), al Crocifisso e a San Giuseppe (a destra). Tra le opere d’arte custodite nella chiesa si segnalano la pala con San Michele arcangelo del fiammingo Robert De Longe (1709), alcune sculture lignee, stucchi databili ad epoca barocca.
Pregevole è l’altare maggiore in marmi policromi, proveniente dalla perduta abbazia di Quartazzola, realizzato dal marmorino Francesco Antonio Conca (1747-1748).
Nella cappella della Vergine (seconda a sinistra) è stata posizionata, in occasione della beatificazione avvenuta nel 2023, l’urna che contiene le reliquie di Don Giuseppe Beotti, appositamente realizzata dallo scultore Mario Branca. L’urna è in legno di rovere (cm 50 x 100) e alla sommità reca un intreccio arboreo di diverse essenze in rame saldato e appositamente ossidato che nascono da un unico tronco (sono essenze care alla Chiesa e al popolo ebraico cui è legata anche la storia di un salvataggio da parte di Don Beotti di alcuni ebrei): l’ulivo che indica la pace, la vite che indica fecondità e benedizione, la quercia simbolo della tenacia e il fico simbolo del paradiso terrestre. Nel fronte dell’urna cinque rilievi realizzati a fusione a cera persa: al centro il Pellicano che simboleggia il sacrificio di Cristo, ai lati una stella di David, un angelo, un fiore e un libro aperto. Sul legno è incisa la frase “SIGNORE, PRENDI ME” che Don Beotti disse nell’ultima messa prima del martirio, in basso “BEATO GIUSEPPE BEOTTI MARTIRE”.
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