Val Sesia
Damiano – Fara Novarese
Damiano – Fara Novarese
Fara Novarese, centro situato lungo la strada che collega la Valsesia a Novara, venera, con grande devozione, come suo santo patrono un corposanto di nome Damiano.
La storia di questa reliquia inizia il 10 novembre del 1647 quando, dopo essere stata ritrovata nella catacomba di Calepodio, venne concessa in dono a Francesco Maria Solari, nativo di Borgomanero e nipote dell’allora parroco di Fara don Marc’Antonio Solari. Don Francesco per qualche anno svolse il suo ministero come cappellano a servizio di don Francesco Marescotti e, successivamente, si trasferì a Roma dove, in due occasioni differenti, ricevette in dono diverse reliquie di corpisanti.
Il corposanto di Damiano, con i frammenti ossei di altri presunti martiri avuti per mano del religioso cappuccino fra Angelo da Borgomanero il 19 gennaio 1650, pervenne alla curia diocesana di Novara per l’ufficiale riconoscimento canonico, che venne compiuto il 14 febbraio 1650 da monsignor Gabriele Tornielli, vicario generale del vescovo Antonio Tornielli, in vista della traslazione alla chiesa di Fara, alla quale erano stati donati per volontà di don Solari. La comunità si adoperò per far realizzare una piccola urna per il corpo di Damiano e tre busti in cui inserire le altre reliquie; la sistemazione avvenne domenica 18 giugno 1651, per opera di don Alessandro Pernati, prefetto del capitolo della cattedrale. Questi reliquari vennero sistemati in una nicchia ricavata nel muro dell’altare laterale sinistro, a fianco dell’altare maggiore, che mutò l’originaria dedicazione alle Sante Anna e Agata, in quella dei Santi Martiri. Dopo quasi un secolo, durante il quale i fedeli locali iniziarono a nutrire una particolare devozione per le reliquie di Damiano, considerato compatrono del paese, si decise di ricomporre le ossa in un’unica urna nella forma di corpo umano.
Per iniziativa del parroco don Ercole Poroli, nel 1743 si procedette ad una nuova ricognizione dei resti che, ancora in buono stato di conservazione, furono ricomposti anatomicamente a cura del frate cappuccino Pietro da Miasino. Il corpo che ne risultò, che tutt’ora si può osservare, venne poi rivestito con un abito alla foggia di soldato romano e sistemato nella nuova urna appositamente realizzata. Per degnamente collocare l’urna si pensò di realizzare un apposito altare, sulla navata sinistra della chiesa, per la cui preparazione occorsero due anni, venendo solennemente benedetto il 15 novembre del 1747. Ricco era l’apparato della cappella, impreziosita da una tela raffigurante il martirio di San Damiano e collocata al di sopra dell’urna posta in una nicchia sull’altare. Il quadro, offerto dal sacerdote don Francesco Pedrana e realizzato dal pittore Antonio Gezzo, è purtroppo andato perduto.
Questa nuova sistemazione non soddisfece le istanze della popolazione che promosse la costruzione di uno scurolo sopraelevato, nello spazio oltre all’altare. I lavori, iniziati nel 1787, si conclusero soltanto nel 1801 e furono diretti da Giorgio Oldani di Viggiù coadiuvato, per l’esecuzione della decorazione parietale e la realizzazione delle statue simboleggianti le virtù cristiane, dal novarese Gaudenzio Prinetti. L’ambiente, di forma rettangolare, accoglie la grande urna, del peso di cento settantadue chilogrammi, realizzata nel 1800 da un certo Rablino di Novara, in cui è visibile il corposanto. A lato dei piedi del ricostruito scheletro, invece del consueto vas sanguinis, è presente una lucerna di terracotta: l’oggetto, seppur non menzionato nei documenti, proviene certo dal loculo catacombale da cui vennero estratte le ossa di Damiano. Lo spazio dello scurolo è arricchito da quattro statue in terracotta poi indorate raffiguranti: la Fede, con il calice e la Speranza, con l’ancora; sulla sinistra la Giustizia, recante una bilancia, e la Fortezza, in atteggiamento ritto e austero. Altre otto Virtù sono dipinte nei pennacchi della volta, al centro della quale vi è raffigurato San Damiano che viene accompagnato dagli angeli nella gloria del cielo. Un’altra immagine del santo, rappresentato in atteggiamento supplice, è visibile nella volta della navata centrale della chiesa, in un dipinto eseguito da Paolo Maggi nel 1887/88, oggetto di un recente restauro.
La comunità di Fara ha tutt’ora particolare venerazione nei confronti di San Damiano che, dal 19 novembre 1770, è ufficialmente il patrono del paese che lo festeggia due volte l’anno: il 12 febbraio, per l’identificazione con l’omonimo martire africano menzionato nel Martirologio Romano e la prima domenica di luglio, in ricordo del primo trasporto solenne della reliquia.
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